SANDRO
Cronaca

La magia del rito propiziatorio dei cento giorni

Sandro

Rogari

Il rito dei cento giorni è propiziatorio. Quel 100 disegnato sulla battigia che il mare si porta via in fretta vuol dire tante cose. Che mancano cento giorni alla maturità, ma anche, soprattutto, che si aspira al massimo dei voti. Ai tempi delle passate generazioni non usava. È un rito nuovo, ma ciò che non cambia è il clima di attesa che accompagna questi mesi della stagione della nostra vita. Prima e dopo la maturità. Perché superarla significa chiudere un ciclo iniziato quattordici anni prima, quando i nostri genitori ci hanno iscritto in prima elementare. Si conclude una stagione faticosa, ma fervida della vita. Perché dopo c’è l’Università, ma è un’altra cosa. I ritmi sono diversi; le classi sono assai più mobili, come del resto i compagni. È più difficile sedimentare amicizie profonde. È l’estate dopo la maturità, quello scenario ampio di vita che si apre quando abbiamo verificato il risultato dell’esame, la grande attesa. È il momento della vita nel quale tutto è possibile. L’angolo delle nostre scelte è amplissimo; la decisione sarà incisiva e determinante il nostro futuro. Non tutti i giovani, appena "maturi", hanno questa percezione. Io l’avevo e quella fu per me un’estate magica. Si fondeva il sentimento della liberazione di un peso gravosissimo: la mia fu ancora la maturità della riforma Gentile. La liberazione compensava la perdita dei compagni di classe. Anche perché, con i più vicini, il sodalizio continuava e sarebbe continuato poi. Prevaleva il senso profondo della libertà che rende tutto possibile. Con un pizzico di immancabile angoscia perché avevo la percezione che le scelte dell’ora erano epocali e che indietro non si tornava. Non ricordo un’altra estate paragonabile a quella. Fu magica e trasmetteva il senso della pienezza della vita. Fanno bene i ragazzi a propiziarla con riti scaramantici. A breve arriverà il momento delle grandi decisioni. Per qualcuno più facile. Per altri più ardue. Per tutti decisive.