OLGA MUGNAINI
Cronaca

La meravigliosa Melma di Vascellari "Per me l’arte è come una pesca da fare a mani nude nel fango"

Aperta la mostra dell’artista trevigiano nel suggestivo scenario dei bastioni del Forte Belvedere. Un itinerario che indaga il rapporto tra uomo e natura, prima tappa di un progetto a cura di Sergio Risaliti.

La meravigliosa Melma di Vascellari "Per me l’arte è come una pesca da fare a mani nude nel fango"

di Olga Mugnaini

"Per me l’arte è come una pesca a mani nude nel fango, dove è possibile trovare ciò che non conosci ma che tenti di riconoscere. A livello sensoriale, ricorda uno stato prenatale, perché è dalla terra, dall’humus, che viene plasmato l’umano". Nico Vascellari utilizza tutti i media per esplorare quella materia primordiale che è il fango, oppure "la melma": video, sculture, collage, installazioni e suoni, per inoltrarsi nell’ignoto, inteso sia come mondo interiore sia come tensione verso l’esterno, fra mitologie antiche, universi magici e misteriosi. Con uno sguardo verso le infinite possibilità umane, buone e crudeli.

Una selezione delle opere dell’artista trevigiano (1976, Vittorio Veneto) sfida i bastioni del Forte Belvedere, dove da oggi apre la sua mostra "Melma", prima tappa di un progetto, a cura di Sergio Risaliti, che proseguirà a ottobre negli spazi di piazza Signoria, Palazzo Vecchio e Museo Novecento. Ma intanto questo itinerario che indaga il rapporto tra uomo e natura, tra esistenza e trascendenza, tra corruzione e rigenerazione, inizia dagli spazi aperi del Forte, con nove sculture in fusione d’alluminio della serie Horse Power (2023), che si concentrano su metamorfosi e ibridazioni animali e meccaniche, per proseguire con due video, Fossil of Experience (2023) e Horse Power (2019), all’interno delle “cannoniere”, per tornare sulla facciata della palazzina dove è installata un’enorme Falena composta da luccicanti falci metalliche. Le sale interne sono occupate da oltre 30 opere, molte inedite, che offrono una panoramica ampia del lavoro di Vascellari.

"Melma è simile a fango, poltiglia - spiega Sergio Risaliti, curatore e direttore del Museo Novecento -. In senso figurato significa abiezione, corruzione e abbrutimento morale. Il pubblico attraversando la mostra potrà riconoscere nelle opere un certo senso di respingimento. Nelle intenzioni poetiche di Nico Vascellari non c’è volontà di esprimere un giudizio morale. L’uomo è melmoso eppure vive in lui qualcosa di angelico. È violento, brutale, eppure dolce e ingenuo come un fanciullino. Così la vita è una sola cosa con la morte, perché in fondo ci sono solo corruzione e rigenerazione senza fine". Tra gli autori più interessanti della scena artistica italiana e internazionale, si muove con un approccio e uno sguardo antropologico. Le sue opere intrecciano la dimensione personale a quella collettiva. Riferimenti al mondo arcaico, ai rituali e al folklore si mescolano all’estetica underground divenendo la cifra di un linguaggio estetico definito e unico.