
La scalinata del Mandela Forum dove avvenne il pestaggio
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Il secondo pugno avrebbe avuto un ruolo di concausa nella morte di Antonio Morra, il fan pistoiese dei Subsonica ucciso nel corso di un litigio al termine del concerto della band al Mandela Forum di Campo di Marte, nell’aprile dell’anno scorso.
Sono le conclusioni della superperizia che il gup, Fabio Gugliotta, ha assegnato al medico legale Chiara Toni. Sulla scorta di questo “verdetto“, ieri in aula il pubblico ministero Alessandro Piscitelli ha appesantito l’accusa nei confronti di Cristian Corvo, il facchino che, secondo la ricostruzione agli atti, colpì con un secondo cazzotto Morra. Da lesioni gravissime, diventa imputato di omicidio preterintenzionale, al pari del collega Senad Ibrahimi, responsabile, sempre secondo l’accusa, di aver colpito per primo, da dietro, dall’alto verso il basso, il 47enne che mentre sta scendendo le scale del palazzetto dello sport, inizia a discutere con il personale della cooperativa ache aspettava la fine del concerto per iniziare a smontare il palco.
La testa di Morra avrebbe avuto una sorta di rapidissimo contraccolpo avanti-indietro a causa dei due pugni.
Secondo la perizia, il primo cazzotto, "desumibile dai filmati", "per sede e violenza è compatibile con la lesione dell’arteria basilare" ma, conclude la dottoressa Toni, "anche il colpo inferto da Corvo è astrattamente compatibile con una lesione della arteria basilare sebbene, in relazione alla sede, può aver agito soltanto con meccanismo indiretto". Anche se, sottolinea sempre la perizia, non essendo stato ripreso dalla telecamere, del secondo pugno non è nota "né la forza con cui è stato inferto né la reale modalità con cui ha modificato la caduta del Morra". Caduta che, secondo il medico legale, "non ha avuto un ruolo significativo nella lesione della arteria basilare".
Si torna in aula il 6 maggio. Quel giorno, la difesa di Corvo (avvocato Alberto Russo del foro di Pistoia) comunicherà se il suo assistito intende essere giudicato in abbreviato (il rito che dà diritto a uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna scelto da Ibrahimi) o se invece affrontare l’udienza preliminare e un eventuale processo “ordinario“.
L’esito della perizia del giudice ha soddisfatto i legali di Ibrahimi, gli avvocati Luca Maggiora e Lapo Bechelli, i primi ad avere sostenuto, sulla base del lavoro del proprio consulente medico legale, la presenza e il “peso“ nella dinamica che portò alla morte di Morra di quel secondo colpo.
"E’ quello che anche noi sostenevamo fin dall’inizio", aggiunge l’avvocato Samuel Stampigli, per conto della famiglia dell’operaio pistoiese deceduto. La parte civile ha inoltre ottenuto la citazione come responsabile civile della cooperativa di cui Ibrahimi e Corvo erano soci-lavoratori.
Gli ultimi istanti di vita di Morra sono stati quasi interamente ripresi dalle telecamere del Mandela. Nelle immagini, si vede il 47enne seduto assieme alla moglie; a un certo punto si alza in piedi e con un passo incerto scende le scale. In fondo alla rampa c’è il gruppetto di facchini che attendono l’uscita del pubblico per iniziare il loro lavoro. Morra scambia alcune battute e a un certo punto uno dei facchini, in piedi alle sue spalle, gli scarica un colpo fortissimo alla nuca. Poi, a causa anche di alcuni ’buchi’ nel filmato, si vede solo un gruppo di gente attorno a una figura a terra.