
Il mondo dei trentenni chiede più varietà e meno divieti per i gestori dei locali. L’allarme del popolo della notte: "Così resta tutto in mano ai turisti. Ma la Firenze delle ore piccole era diversa: ecco cosa ci manca". .
di Gabriele Manfrin
Ristoranti che chiudono presto, troppi locali pensati solo per i turisti, discoteche lontane dal centro, pochi spazi per stare insieme all’aperto e una città sempre più calibrata sull’intrattenimento diurno. I 30enni che frequentano la vita notturna fiorentina hanno le idee chiare sul perché, quando si esce la sera in città, si faccia sempre meno le ore piccole. Una movida che sembra più vicina al tramonto che all’alba; l’impressione, ascoltando le loro voci, è che la nightlife in riva d’Arno (quella dello stare fuori, dei ritrovi nei locali, di fare mattina tra le meraviglie del centro) sia sempre più un ricordo. In molti puntano l’attenzione sugli orari. "Sembra che la città a mezzanotte si spenga" dice Leonardo Pasquinelli, 33 anni, imprenditore nel settore della moda. "In passato c’erano più posti aperti fino a tardi e non dovevi spostarti per forza fuori dal centro". I locali non possono più servire da bere dopo le 2 e, come ricorda la tatuatrice Sara Rossetti "se non hai voglia di andare a ballare, sei praticamente costretto a tornare a casa".
Ma non è solo una questione di bar: "I ristoranti chiudono prima rispetto al passato – dice Gianluca Nirta, residente in zona Legnaia – questo distrugge quel clima rilassato che trovi altrove, dove puoi fare un aperitivo e poi con calma spostarti per cenare". Dello stesso avviso Stefano Romagnoli, operaio 30entenne, secondo cui la notte fiorentina, specie durante la settimana, "sembra non esistere più. Di mercoledì a mezzanotte è tutto spento".Oltre agli orari, pesano anche le regole. "Non posso ballare in un bar perché non ha la licenza da discoteca, non posso stare fuori con il bicchiere, non posso ascoltare musica alta – dice l’imprenditore 32enne Alessio Filippini – ma allora che esco a fare?". "I controlli e le multe sono giusti, ma fanno da deterrente divertimento– dice lo chef 30enne Dimitri Palloni – capisco che vogliano mantenere l’ordine, ma se ogni volta che esco rischio una multa perché ho il bicchiere in mano fuori dal locale, passa la voglia".
Quando si parla di movida, però, si parla anche di residenti, spesso esasperati dal rumore. "Si crea un rapporto teso tra chi ci vive e chi frequenta i locali – spiega Leandro Calderai, prototipista nella moda – da un lato c’è il diritto al riposo, dall’altro quello alla socialità". Stesso discorso per la musica dal vivo, ormai una rarità. "I concerti sono fondamentali per far tornare la gente a uscire – dice Martina Meoni, animatrice con esperienza internazionale – ma molti locali autorizzati a mettere musica preferiscono il dj set, perché fa meno casino e si gestisce meglio".
Il metalmeccanico Gabriele Bianchi ricorda quando la città offriva più eventi gratuiti, concerti e spettacoli: "Pare che tutto sia tenuto sotto controllo, come se il divertimento fosse un problema". E anche chi non ama stare nei locali si trova in difficoltà. "Non ci sono spazi per chi vuole semplicemente stare fuori – dice Aura Fico – se voglio sedermi su una panchina a bere una birra con gli amici, rischio di essere cacciata via". E per chi vuole ballare? Le discoteche più rinomate non sono proprio a portata di mano. "Se vuoi ‘fare due salti’ devi prendere la macchina o farti 30 minuti di taxi – dice Ludovica Bellini, 30 anni, archeologa – non è il massimo, soprattutto se hai bevuto". Secondo il pittore fiorentino Filippo Cigni, però, il problema è di comunicazione: "A Milano, già in stazione vedi pubblicità che ti dicono cosa fare. A il potenziale c’è, ma vengono sponsorizzati solo i musei o eventi di alto livello". Achille Grimaldi, imprenditore immobiliare, guarda la questione in un’ottica più ampia: "I locali e i punti di ritrovo di una volta stanno chiudendo. Il centro è diventato una vetrina: bellissimo, ma poco vissuto. Di giorno c’è movimento, ma dopo cena cala il sipario". C’è poi il fattore turismo, ricchezza e condanna della città. "Il centro è pieno di locali pensati per i visitatori – spiega Piero Scalambra, 32 anni, imprenditore vinicolo – Spesso hanno prezzi alti e poca personalità. Per chi vive qui le alternative sono sempre meno". Dello stesso avviso Manuel Rinaldi, 30 anni, impiegato nel settore moda : "Manca un po’ di varietà. Se non vuoi ballare vai da poche parti. In tante disco spesso ci sono solo turisti". Infine, c’è chi mette a confronto con altre città europee. "Qui o vai in un bar qualsiasi o in discoteca – dicono Mattia Baveresi e Francesca Romagnoli – Altrove, come a Milano, Barcellona o Parigi, la vita notturna è parte dell’identità urbana". Insomma, la movida fiorentina sta cambiando. E non in meglio.