di Luca Scarlini*
FIRENZE
Da oltre due anni compare su La Nazione una rubrica, da me ideata e curata, dedicata agli autori che hanno scritto sulle pagine del giornale, dal tempo del Risorgimento ad oggi. Una selezione di questi articoli diventa adesso un volume che sarà offerto in dono ai lettori per il 165° anniversario de La Nazione.
Il giornale voluto da Bettino Ricasoli nel 1859 volle all’inizio aprire agli autori che trattassero i temi più rilevanti della politica del momento, tra l’Unità d’Italia, l’educazione, tema scottante in un paese di analfabeti, la nuova architettura del paese unificato e molti altri percorsi di riflessione. Il giornale nella sua lunga storia segue i fatti della Storia: grandi firme (tra l’altro Giovanni Papini) commentano i fatti della Prima Guerra Mondiale.
Il giornale sospende le terze pagine al tempo del fascismo e le riprende, con grande spazio, al momento in cui prende la direzione Bruno Fallaci, letterato e primo marito di Gianna Manzini, che debutta come narratrice proprio sulle pagine del quotidiano, all’inizio di una carriera prestigiosa. Da allora in poi, con tutti i cambiamenti politici, compaiono regolarmente firme importanti sui più vari campi della cultura, in una sequenza notevole di proposte che trasforma il rito della lettura quotidiana in una scoperta di filoni della cultura contemporanea.
Le sorprese sono molte: su queste pagine ha preso l’avvio per la sua prodigiosa carriera Edmondo De Amicis, nel tempo in cui dimorava a Firenze, qui è intervenuto Alessandro Manzoni sulla questione della lingua, a lui specialmente cara per la definizione di una nuova identità nazionale, più tardi qui hanno fatto le loro prime prove autori toscani importanti, come Curzio Malaparte, quando si firmava ancora Curt Erich Suckert e si proponeva come agitatore all’inizio del Fascismo e Romano Bilenchi, ma anche hanno trovato ospitalità poesie di Eugenio Montale, pagine narrative di Alberto Moravia (poi nei Racconti romani) e di Pier Vittorio Tondelli, che dopo il successo di scandalo di Altri libertini, pubblicò su queste pagine, a puntate, le Avventure del soldato Acci, che sono confluite poi dentro un romanzo celebre, Pao Pao. Senza pretese di completezza, nel volume Grandi Firme il lettore trova, in ordine cronologico, il best of degli scrittori che hanno lavorato per il giornale, dal 1859 in avanti. Mancano i molti interventi sull’arte (su “La Nazione” Thayaht lanciò il suo memorabile cartamodello della tuta futurista), la politica e la Storia compaiono filtrate dalla letteratura, raccontando di personalità che sono state a cavallo tra i due mondi.
Manca a oggi una storia generale e complessiva della cultura italiana attraverso i giornali: il volume presenta una compagine notevole di scritti e di autori che permettono di capire come le pagine dei quotidiani abbiano riflettuto per lungo tempo ciò che la cultura italiana elaborava, in epoche complesse, dopo la Prima Guerra Mondiale, con la presa di potere del regime fascista, con la Seconda Guerra e, venendo alla cronaca fiorentina, con l’alluvione che ebbe un ruolo determinante nelle vicende della città. Una occasione preziosa, quindi, ma anche una lettura varia, interessante, complessa, di autori e opere che hanno trovato la via al mondo nelle pagine che spesso si dimenticano dopo la lettura, o si gettano, ma che invece conservano segni importanti per la storia della cultura. La rubrica sulle pagine de La Nazione prosegue e l’archivio del giornale, conservato a Capalle (Campi Bisenzio) conserva numerosi altri gioielli da riscoprire, nella sequenza spesso sorprendente di proposte di anticipazione, di osservazione della cronaca, di segnalazione delle contradditorie, e sempre mutevoli, attualità culturali.
*Curatore del volume