Luigi
Dei*
Maestro è la parola chiave di oggi. Allieve e allievi sono accompagnati dai loro maestri attraverso l’avventura del sapere, in un rapporto che via via si fortifica e che alla fine dovrebbe lasciare un segno indelebile negli uni e negli altri. Lo testimonia quello che Albert Camus, saputo del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura nel 1957, scrisse al suo maestro di scuola elementare: “Caro Signor Germain, quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che ero io, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere di onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato (…) e per assicurarle che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che, nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo”. Ma non è meno importante la risposta del maestro Germain, che conclude così: “In tutta la mia carriera, credo di aver rispettato ciò che c’è di più sacro nel ragazzo: il diritto di cercarsi una propria verità”. Queste parole lapidarie sono d’ispirazione per chi riveste il ruolo di maestro. Abbiamo di fronte ragazze e ragazzi dotati di talenti differenti e variegati: hanno istinto da trasformare gradualmente in conoscenza. Li dobbiamo prendere per mano studiando attentamente i loro caratteri e condurli, appunto, alla loro verità. Senza forzarli, senza inibire le loro inclinazioni, assecondando indoli e sensibilità. Se ci saremo comportati così essi cresceranno, matureranno, troveranno la loro verità e noi, con loro, realizzeremo la nostra missione. Mentre loro crescono e diventano adulti cercando la loro verità, ciò che a noi può apparire strano, non conforme alla nostra visione del mondo, insomma alla nostra verità, potrebbe essere coerente con il loro istinto e talento e riservare inenarrabili sorprese.
*Rettore dell’ateneo fiorentino