CARLO CASINI
Cronaca

La novantenne e le due ragazzine: "Parliamo e scriviamo i suoi ricordi. Com’era bello l’amore senza social"

Grazie a Auser Aurora e Lucrezia hanno conosciuto Rosaria, una signora di Legnaia che cercava compagnia. Così è nata un’amicizia che abbatte ogni barriera generazionale: "Ha aperto il suo tesoro, il cassetto della memoria".

La novantenne e le due ragazzine: "Parliamo e scriviamo i suoi ricordi. Com’era bello l’amore senza social"

La novantenne e le due ragazzine: "Parliamo e scriviamo i suoi ricordi. Com’era bello l’amore senza social"

L’amore di una ragazza nata negli anni ’30 visto con gli occhi di due adolescenti d’oggi. E poi la guerra, la ricostruzione, la Firenze che cambia, la musica, la gioventù che lentamente scompare dal corpo, ma non dall’anima. È la storia di Rosaria, novantadue anni: quasi un secolo di ricordi che due sorelle del quartiere di Monticelli, Aurora Sofia Romanelli, 18 anni, e Lucrezia Maria, di 16, stanno vergando con l’inchiostro su un diario per renderli immortali. Perché certe emozioni non hanno tempo, devono essere trasmesse alle nuove generazioni per scuotere quelle coscienze sopite dagli smartphone.

E tra quelle pagine scritte nei pomeriggi assolati dell’estate è nato qualcosa di solido come la roccia: un’amicizia senza età, che abbatte ogni barriera generazionale, nata grazie a un progetto di Auser. "Siamo studentesse del liceo per le Scienze umane Galilei, il nostro sogno è diventare maestre – raccontano le due sorelle – Perciò abbiamo aderito a un progetto di doposcuola per bambini con difficoltà di apprendimento e lì abbiamo conosciuto Paolo Pranzini, presidente dell’Auser del Quartiere 4 e 3. Lui ci ha fatto conoscere Rosaria, un’anziana di Legnaia che cercava compagnia. Sono iniziate lunghe chiacchierate e raccogliamo le sue memorie: la guerra passata a Rifredi; ma soprattutto l’amore, il suo primo e unico, che ha provato e prova ancora oggi per suo marito. Ci ha fatto vedere le foto del matrimonio, leggere le lettere: ha aperto il suo tesoro una scatola di ricordi".

Perché le missive, spiegano Aurora e Lucrezia, sono un qualcosa di infinitamente più meditato di un messaggio su un social dove tutto è frenetico, vuoto: "Ci ha fatto conoscere un amore diverso da quello di oggi, più riservato, ma anche più passionale. Ora è tutto filtrato dai social, che sono tutta apparenza; mentre prima era un amore più diretto. – si fanno umidi gli occhi delle ragazze –. Si sono conosciuti in età già matura, a un suo concerto: Rosaria ha studiato al conservatorio, è stata una grande violinista, ha ritirato fuori il violino per noi. Non riesce più a suonarlo per il tremore alle mani. Dopo il matrimonio ha smesso per aiutare il marito nel lavoro, ebbero uno dei primi supermercati di Firenze".

Rosaria, in fondo è solo una loro coetanea del secolo breve: "Quando racconta la sua giovinezza è come se la stesse ancora vivendo. C’è sempre una piccola Rosaria in lei, pronta a mettersi in gioco: prima del Covid andava in un circolino e cantava in un coro, spesso la portiamo fuori a fare delle passeggiate. Quella voglia di fare a prescindere dall’età è il più grande insegnamento che ci dà. E poi impariamo quanto sono importanti i ricordi". Un meccanismo naturale per trasformarci in nani sulle spalle di giganti, per dirla con la metafora di Bernardo di Chartres: "È bello pensare che quando avremo 90 anni noi potremo dare quelle pagine a un altro giovane", sorridono.