FIRENZE
Cronaca

La nuova spiritualità. Benedizioni di Pasqua. Online o porta a porta: "Boom dopo l’era Covid"

Da Gavinana a San Quirico, le famiglie riscoprono l’incontro con i parroci "Quando la Chiesa va fuori dalla chiesa le persone sanno ascoltare di più".

La nuova spiritualità. Benedizioni di Pasqua. Online o porta a porta: "Boom dopo l’era Covid"

di Carlo Casini

Parrocchia che vai, benedizione che trovi. Ma su una cosa sono d’accordo tutti i parroci ai quattro angoli della città: la benedizione, al di là dell’atto liturgico, è soprattutto un momento di incontro, di Chiesa fuori della chiesa. A Gavinana, San Piero in Palco è una parrocchia abbastanza grande, così le strade si alternano da un anno all’altro: "Undicimila abitanti – precisa don Francesco Chilleri – perciò tutta non riusciamo, facciamo un anno metà parrocchia e l’anno dopo l’altra metà". Positiva la risposta: "Abbiamo incontrato il 28% dei nuclei familiari, di coloro che non hanno risposto qualcuno è perché non voleva, ma gran parte perché erano assenti e di questi alcuni ci hanno richiamati". "Vado volentieri a benedire perché è un modo per rimanere ancorati al territorio, conoscere e rivedere le persone – spiega don Francesco – Ed è un segno di andare verso l’altro".

Ponte a Greve-San Quirico, dimensioni simili (12mila abitanti) ha sperimentato una nuova formula con ottimi risultati: "Si è fatta su prenotazione – spiega don Marco Cioni – per tutto gennaio le famiglie potevano prenotarsi attraverso internet e telefono, poi abbiamo stabilito il calendario, quasi 600 famiglie; diverse altre l’hanno richiesta successivamente, perciò faremo un’altra aggiunta dopo Pasqua".

"Abbiamo ripreso l’anno scorso dopo lo stop della pandemia e questa questa forma è ci è sembrata la più efficace – continua don Marco – Dopo il rodaggio iniziale, quest’anno hanno aderito un centinaio di famiglie in più. Ma soprattutto si tratta di interpretare il senso della visita: oltre alla preghiera, è un incontro per condividere; e per il futuro, vorrei che al centro del rito ci sia più che il prete, la comunità che va a trovare la famiglia a casa".

Anche a Varlungo si va su richiesta: "Fin da prima della pandemia così andiamo da chi la vuole evitando di suonare a chi non la vuole – dice don Vittorio Minestrini – È un lavoro notevole, dal 15 gennaio ho fatto circa 300 case e devo farne ancora una cinquantina entro il 2 aprile. È anche un modo di coinvolgere la comunità, perché spesso nel condominio chi frequenta si fa promotore con i vicini. Ma ricordiamoci che non è la benedizione delle case, bensì delle famiglie ed è soprattutto occasione di incontro". Alla parrocchia del Sodo, don Francesco Carensi continua a battere a tappeto il territorio: "Perché considero un’opportunità importante andare nelle case, più che per benedire, per visitare – afferma – è un segno della Chiesa che esce dalle proprie strutture".

Certo il territorio è vasto: "Ho ereditato la modalità che ho trovato 15 anni fa al mio arrivo: anni pari una parte della parrocchia, anni dispari l’altra. Poi c’è stata l’interruzione della pandemia, ma abbiamo ricominciato l’anno scorso e ricompletato il ciclo". Cambiamenti sì, ma non dati per l’interruzione, bensì dall’anagrafica: "Più che altro ci sono molte nuove generazioni, meno abituate e interessate rispetto agli anziani".