Firenze e Bologna sono conosciute come città civili e tranquille. Nessuno, per lo meno la grande maggioranza, sospetta che esista una vita economica sotterranea che ricicli capitali della criminalità organizzata in accordo con la criminalità cinese. Bologna è al centro delle indagini del nucleo investigativo della Guardia di Finanza che per la prima volta ha fatto luce sul patto tra la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata d’Oriente per ripulire milioni di euro provenienti dal traffico di droga. Il denaro in contanti viene preso dagli intermediari cinesi e depositato in conti correnti di banche della Cina.
A giugno si vota per il sindaco di Firenze e per il nuovo consiglio comunale. Finora si è ogni tanto ricordato che anche nella nostra città il consumo di droga è a livelli altissimi. Più volte, soprattutto nel recente passato le acque dell’Arno sottoposte ad esami chimici specifici, hanno evidenziato che l’enorme flusso turistico, oltre a molti residenti stabili, porta con sé un altissimo consumo di droga, in particolare di cocaina, che, tramite gli scarichi dei bagni, finisce in Arno.
Se a Bologna c’è questo giro di droga in mano alla criminalità organizzata, con relative e inquietanti appendici bancarie, a Firenze che succede? Come mai da molto tempo a Firenze non si approfondisce nelle diverse sedi istituzionali il livello di legalità della città?
Nel 1993, giusto trent’anni fa, quando ero vicesindaco di Firenze, insieme all’allora primo cittadino Giorgio Morales, fui interrogato in Prefettura dalla commissione parlamentare antimafia, e feci presente l’equivoca situazione economica fiorentina.
Tutte le attività commerciali ricettive e di ristorazione, soprattutto in mano a cittadini stranieri, sono adeguatamente controllate? A Bologna è scoppiato il bubbone della mala economia. Questo per i candidati al governo di Palazzo Vecchio dovrebbe essere un invito ad affrontare politicamente la condizione reale della economia cittadina.