OLGA MUGNAINI
Cronaca

La Psiche abbandonata di Tenerani. Festa alla Galleria di Arte Moderna

Accoglie il pubblico nel viaggio virtuale a Palazzo Pitti, museo che ha ospitato tre dinastie regnanti

La Psiche abbandonata di Tenerani. Festa alla Galleria di Arte Moderna

È la "Psiche abbandonata" di Pietro Tenerani (Torano, Carrara 1789 – Roma 1869), ad accogliere il pubblico nel viaggio virtuale che è anche una sorta di festa di compleanno della Galleria di Arte Moderna (Gam) di Palazzo Pitti, un museo che da solo vale la visita alla straordinaria reggia che ha orspitato ben tre dinastie regnanti: i Medici, i Lorena e i Savoia.

Era l’11 giugno del 1924 quando si scelsero 50 capolavori da collocare nelle lussuose sale al secondo piano di Palazzo Pitti, per creare uno spazio museale dedicato all’arte moderna in Toscana.

All’origine c’è la donazione della collezione del critico e mecenate Diego Martelli, per far avere a Firenze, un luogo che testimoniasse gli indirizzi estetici più aggiornati del tempo. Ed è sempre ad altre donazioni che la raccolta della Gam è cresciuta nel tempo.

Per celebrare l’anniversario, nel sito degli Uffizi, di cui Palazzo Pitti fa parte, (https://www.uffizi.it/mostre-virtuali/centenario-gam) è visitabile una ricca mostra virtuale che racconta alcuni dei tanti capolavori che custodisce la Galleria.

Nella sua prima forma espositiva si offriva una sequenza storica nella quale ai dipinti di Pietro Benvenuti e di Giuseppe Bezzuoli si avvicendavano sale monografiche dedicate a Antonio Ciseri e a Stefano Ussi, un "sacrario" dei pittori macchiaioli costruito intorno al lascito dello stesso Martelli e, infine, una rassegna di artisti contemporanei selezionata entro i limiti ferrei della tradizione figurativa toscana incarnata da Libero Andreotti, Felice Carena, Giovanni Colacicchi, Baccio Maria Bacci, esposti accanto ad altri protagonisti dell’arte italiana fra le due guerre. Nel dopoguerra la raccolta si aprì anche ad artisti di livello internazionale.

Con la riapertura del museo nel 1972 fu dato spazio al dialogo tra il contesto architettonico e le opere esposte senza tralasciare gli arredi che, a partire dall’Esposizione Universale tenuta a Firenze nel 1861, Vittorio Emanuele II aveva cominciato a collezionare.

La collezione venne incrementata con raccolte private quali quella di Leone Ambron (1947), il comodato di Emilio Gagliardini, le donazioni di Pietro Saltini e Domenico Trentacoste, fino ad arrivare a quella recentissima (2022) di Carlo Del Bravo.

Si aggiunsero singole opere di artisti del calibro di Plinio Nomellini con Incidente in fabbrica (1993), Francesco Gioli con San Frediano a Settimo di Cascina (1995), Adriano Cecioni con I primi passi (1996). In tempi recenti, a seguito dell’accorpamento delle collezioni dei musei di Palazzo Pitti e della Galleria degli Uffizi, le raccolte ottocentesche e novecentesche si sono arricchite ancora, attraverso una politica di acquisizioni condivisa con la commissione Gam alla quale per statuto vengono periodicamente sottoposte le proposte di acquisto e di donazione relative ad opere di età moderna e contemporanea. Nelgi ultimi anni sono stati acquistati capolavori come “Eva tentata dal serpente“ e “Amore vince la Forza“ di Giuseppe Bezzuoli, caposcuola del Romanticismo in Toscana, e il “Ritratto del Conte Arese in carcere“ di Francesco Hayez, lavori grafici e sculture di Adriano Cecioni, Libero Andreotti e Manzú.

Tornando alla delicatissima “Psiche“, fu proprio con questa scultura, esposta in Campidoglio nel 1819, che Pietro Tenerani conseguì il primo successo di pubblico, superando l’austerità neoclassica con un linguaggio attento alla resa di verità naturali e sentimentali.