CHIARA OTTAVIANI
Cronaca

La regina delle arrampicate: "Così ho imparato a volare"

Fiamma Cocchi, 40 anni, vestirà la maglia azzurra di paraclimbing "Sono senza una gamba, ma sogno i giochi di Los Angeles 2028" .

La regina delle arrampicate: "Così ho imparato a volare"

La regina delle arrampicate: "Così ho imparato a volare"

"Con il paraclimbing ho imparato a volare, dopo tutto quello che ho passato adesso non mi fermo più". Hanno il sapore di una rivalsa le parole di Fiamma Cocchi, una giovane psicoterapeuta fiorentina che a causa di una malformazione congenita ha perso una gamba da giovanissima, ma che oggi è entrata a far parte della Nazionale italiana di paraclimbing, sport che nel 2028 farà il suo esordio alle paralimpiadi di Los Angeles.

Come nasce la sua passione per lo sport?

"Ho fatto nuoto fin da bambina, ho imparato prima a nuotare che a camminare e per parte della mia vita ho fatto solo quello, credendo che fosse l’unico sport che potessi praticare. A 17 anni, periodo della mia amputazione, ho sentuito la necessità di un cambiamento radicale".

È allora che ha scoperto il paraclimbing?

"No quello è arrivato dopo, nel 2014 ho fatto il mio primo camp per ragazzi con le protesi con me. Lì ho iniziato a vedere lo sport come un momento di inclusione e non solo come qualcosa di individuale, ho scoperto lati di me stessa che non conoscevo. Poi ho iniziato ad arrampicarmi e lì è cominciata una nuova vita".

Il primo approccio con la parete?

"Ti direi di liberazione ma non è stato solo questo. Inizialmente lo facevo per svago, poi l’anno scorso ho partecipato alla seconda tappa di Coppa del Mondo a Innsbruck. È lì che mi hanno notata, dicendomi che ci sarebbe stata la possibilità, un giorno, di entrare a far parte della Nazionale, ma che per farlo mi sarei dovuta togliere la protesi durante l’arrampicata".

E cosa ha risposto?

"Grazie lo stesso, arrivederci! Per me era impensabile, era come allenarmi senza vestiti, mi sentivo fortemente in imbarazzo solo all’idea. Poi ci ho riflettuto, poteva essere un’opportunità di crescita per me, e così è stato".

Qual è la sensazione della prima arrampicata senza protesi?

"Mi è sembrato di volare. Mi sono sentita libera, felice. Oggi oltre ad essere una donna ed una mamma, sono un’atleta".

Il paraclimbing è disciplina paralimpica, punta alle Olimpiadi?

"Mi allenerò per arrivarci. Penso che sia una grande conquista, questo sport è il simbolo dell’inclusività. Vedere persone con disabilità fisiche arrampicarsi a 20 metri da terra per molti è inconcepibile, in realtà è una cosa magica. Quando inizi a fare questo sport cambiano gli sguardi della gente, non sono più compassionevoli ma di ammirazione, e le Olimpiadi sono l’occasione perfetta per far sì che ci siano sempre più sguardi così".

Se incontrasse se stessa bambina, cosa le direbbe?

"Direi che tutto questo è dedicato a lei. Dopo quello che ho passato io oggi non mi fermo più. Ho persino imparato a volare, e sono certa che lei sarebbe fiera di me".