
I carabinieri del Nas durante un’acquisizione di materiale nelle Rsa dove si è verificato l’intossicazione
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Fiduciosi nei risultati degli accertamenti in corso, disposti dalla procura, ma anche stupiti da una dinamica "che ancora non comprendiamo".
Il gruppo Sereni Orizzonti, ora che le prime ipotesi di reato si sono materializzate in un atto dei pubblici ministeri Benedetta Foti e Luisa Serranti, si dice pronto a prestare "la massima collaborazione" all’attività investigativa.
Però il colosso delle residenze sanitarie assistite, assistito dall’avvocato Fausto Discepolo, resta distante dalla prima ricostruzione dell’accusa, che pone nel centro cottura della Monsavano di Pelago il “focolaio“ dell’intossicazione che avrebbe debilitato fino alla morte tre anziani ospiti e causato vomito e diarrea ad altri 173 anziani disseminati in quattro Rsa della Sereni Orizzonti con in comune il medesimo centro cottura.
"Dai risultati sui campioni di cibo prelevati da frigoriferi e cucina della Rsa “Monsavano”, ci risulta non sia emersa alcuna contaminazione e nessuna anomalia - ribatte la holding -. Ci risultano peraltro correttamente seguite le procedure Haccp e il personale che opera nel centro cottura è in possesso di tutti i titoli e della formazione necessari".
Lunedì prossimo, i due indagati (l’amministratore delegato del gruppo, Gabriele Meluzzi, e la responsabile della Rsa Monsavano Valentina Seracini) potranno partecipare agli accertamenti autoptici su due delle tre vittime con propri consulenti.
"Attendiamo i risultati dell’autopsia, confidando che possano chiarire alle famiglie, ma anche a noi, la dinamica di una vicenda che ancora non comprendiamo - dice ancora la Sereni Orizzonti -. Ci teniamo in ogni caso, anche in questa occasione, a ribadire il profondo dispiacere per l’accaduto. Il nostro primo intendimento è garantire la migliore assistenza possibile ai nostri ospiti".
La cena del 9 febbraio. Il pasto nel mirino dei carabinieri del Nas, che indagano assieme al personale della Asl Toscana Centro, è quello di domenica sera, 9 febbraio. Dopo quella cena, in cui sono stati serviti passato di carote, mix di verdure, coniglio e patate e pizza, gli anziani hanno cominciato a sentirsi male.
Allo stato delle indagini, non c’è un alimento sotto accusa: gli inquirenti contestano che nel centro cottura non siano state rispettate le procedure di buona conservazione e preparazione dei cibi. Violando questi accorgimenti previsti dalle normative in materia, avrebbero favorito lo sviluppo di patogeni che hanno poi aggredito persone avanti con l’età e già deboli di suo.
La mail. Ma, anche se non rientra nelle ipotesi di reato, molta rabbia ha scatenato nelle famiglie le modalità di comunicazione dell’intossicazione da parte delle Rsa di appartenenza.
In molti casi, i parenti hanno appreso direttamente dai propri cari dei malori, prima che una scarna mail indirizzata a familiari e amministratori di sostegno degli anziani avvisasse di una "possibile contaminazione avvenuta nella cucina del centro di cottura". Nel messaggio veniva comunicato che "a fronte di alcuni disturbi gastrointestinali che hanno coinvolti gli ospiti" erano state attivate le "procedure preventive per limitare l’aumento dei casi". E di conseguenza, la cucina veniva "preventivamente chiusa" per espletare "tutte le indagini del caso", e il pasto "veicolato da azienda esterna autorizzata". In calce, un laconico "ci scusiamo per il disagio". Nessun riferimento viene fatto ai tre anziani morti dopo il ricovero negli ospedali di Ponte a Niccheri e Santa Maria Nuova.
Gli anziani deceduti sono Gianpiero Samuelli, 88 anni, Daria Tanzini, 89 anni, e Carla Ferretti, 80 anni. I primi erano ospiti della Villa Desiderio di Settignano, mentre la terza vittima in quella di Monsavano a Pelago.