FIRENZE
Cronaca

La riforma che divide i presidi . Latino e Bibbia alla primaria: "Ma qui servono più psicologi"

I dirigenti scolastici alle prese con le proposte del ministro Valditara su elementari e medie. Ma il fronte resta unanime su un punto: "Il disagio dei giovani deve essere sostenuto".

di Elettra Gullè

"Altro che latino e Bibbia. Qui ci servono più fondi per gli psicologi, per gestire il crescente disagio dei nostri alunni". Non ha dubbi la dirigente del comprensivo Beato Angelico, Paola Mannara. "Ogni ministro - dice - cambia un po’ le carte in tavola, ma il problema più urgente è la fragilità degli alunni. Mediamente, un terzo di loro ha bisogno di piani didattici personalizzati e, poi, le situazioni di svantaggio socio-economico e familiare sono in aumento dopo il Covid". Il ministro Valditara ha annunciato la sua riforma della scuola: prevede il ritorno del latino alle secondarie di primo grado (ma non obbligatorio), introduce nei programmi la Bibbia e concentra lo studio della storia su quella dell’Occidente.

La preside Mannara scuote la testa: "I veri problemi sono altri". Separazioni conflittuali, difficoltà economiche, genitori fragili: la scuola è in prima linea nel fronteggiare queste problematiche, ma con "strumenti insufficienti". "Noi lo psicologo lo paghiamo con i fondi della scuola, che però sono pochi anche perché molte famiglie non danno il contributo volontario. Avremmo bisogno di più ore e di più psicologi. Questa figura professionale andrebbe istituzionalizzata". Talvolta, prosegue Mannara, "lo svantaggio socio-economico si traduce in difficoltà di apprendimento". Non solo.

"Probabilmente il disagio è accresciuto anche dall’abuso dei social da parte dei ragazzini". Una situazione complessa e delicata. Eppure, i comprensivi sono sempre più aperti anche di pomeriggio. Grazie ai fondi del Pnrr, ci sono corsi di lingua, percorsi sul digitale, attività anti-dispersione e corsi sportivi. Ma evidentemente non basta. "Alcuni aspetti annunciati dal ministro mi paiono un ritorno all’antico - allarga le braccia Maurizio Gagliardi, dirigente del comprensivo Le Cure -. Forse, su temi così delicati sarebbe opportuna una riflessione più ampia, coinvolgendo chi a scuola lavora. Per quanto ci riguarda, noi già offriamo un corso di latino facoltativo, per le terze medie. Renderlo obbligatorio? Mi parrebbe eccessivo". Quanto alle difficoltà dei nostri giovani, Gagliardi concorda: "E’ vero, sempre più ragazzi manifestano fragilità. Sarebbe opportuno aumentare i fondi per gli psicologi a scuola". Riguardo alla reintroduzione del latino, la dirigente del Vespucci, Francesca Cantarella, è perplessa: "Potrebbe essere un’opportunità interessante, ma è meglio, sì, che resti opzionale. Noi abbiamo tanti alunni stranieri, che già devono imparare l’italiano, l’inglese, lo spagnolo. Inserire anche il latino mi pare complicato".

Anche al comprensivo Compagni-Carducci, come dice la dirigente Laura Guido, "già da anni offriamo corsi extracurriculari di latino, per i ragazzi dell’ultimo anno". "Anche la musica è da sempre una nostra priorità". E la Bibbia? "Aspetto di vedere le linee guida", non aggiunge altro la preside. Anche lei conferma quanto sia necessario supportare psicologicamente alunni e docenti. "Accanto alle discipline, serve una grande attenzione all’aspetto psicologico-emotivo e relazionale. Abbiamo progetti mirati su disturbi alimentari, metodo di studio, ansia da interrogazione e pure un supporto specifico per l’esame finale. Il disagio va affrontato su più livelli e noi facciamo davvero il possibile". Decisamente critico sulle novità annunciate dal ministro è Osvaldo Di Cuffa, preside dell’Iis Sassetti-Peruzzi: "Mi sembra una visione nostalgica della scuola di un tempo. E poi ridurre l’orizzonte della storia a quella italiana e occidentale significa fornire una visione parziale. La storia è quella dell’umanità, non solo dell’occidente".