FIRENZE
Il padre aveva lavorato nella bottega di Sandro Botticelli, mentre la sua formazione fu affidata ad Andrea del Sarto. Lo racconta bene il Vasari nelle sue "Vite" e lo si desume dalle sue prime opere, stilisticamente influenzate dal classicismo del suo maestro: la grazia del disegno, l’uso raffinato di luci e ombre e l’audacia del colore. Inoltre, fu anche collaboratore del Pontormo.
Pier Francesco Foschi, nato a Firenze nel 1502 da una famiglia di pittori, per quanto oggi non sia noto al grande pubblico,ebbe una lunga e fortunata carriera durante i decenni centrali del Cinquecento. A lui è dedicata la mostra che si apre oggi alla Galleria dell’Accademia, per riscoprire un artista che è presente con le sue opere nei più importati musei e collezioni del mondo.
L’esposizione (fino al 10 marzo) riunisce circa 40 opere autografe del Foschi, tra dipinti e disegni, tra cui la pala d’altare, la Sacra Famiglia con San Giovannino (1526-1530), appartenente alle collezioni della Galleria dell’Accademia, un dipinto cruciale per capire la sua produzione giovanile e come avesse fatto propri gli insegnamenti di Andrea del Sarto.
Suddivisa in cinque sezioni e curata da Cecilie Hollberg, direttore della Galleria, insieme a Nelda Damiano, Elvira Altiero e Simone Giordani, la mostra approfondisce i principali aspetti della prolifica attività di Pier Francesco Foschi, dalla dalla formazione con Andrea del Sarto fino alle commissioni di grandi pale d’altare e ai numerosi ritratti, genere in cui ebbe notevole successo. E ancora un importante nucleo di studi giovanili tratti da modelli del maestro, insieme ad accostamenti tra alcuni originali di Andrea del Sarto e le repliche che Foschi realizzò. In particolare, si offre per la prima volta il confronto tra il Sacrificio di Isacco di Andrea del Sarto del Cleveland Museum of Art, e la copia su tela dello stesso soggetto eseguita da Foschi, conservata nella Villa di Poggio Imperiale a Firenze, e restaurata in occasione di questa mostra.
"L’obiettivo di una rassegna così ampia e accurata - racconta Cecilie Hollberg - è di fornire per la prima volta in Europa gli strumenti per comprendere la personalità artistica di un maestro come il Foschi e il suo ruolo nel contesto della pittura fiorentina del Cinquecento. Un artista da riscoprire, caduto nell’oblio dopo la sua morte. Grazie a questa nostra esposizione, oltre a mostrare opere dimenticate, sono state attivate importanti restauri, come ad esempio una delle pale nella Chiesa di Santo Spirito".
Olga Mugnaini