Quando si parla del movimento femminista, non si può non pensare a Firenze. È qui che nasce una delle madri della teoria femminista, leader indiscussa di quel fermento sociale che cinquant’anni fa portò le donne a conquistare diritti, a ricostruire il proprio ruolo sociale, pubblico e privato. Carla Lonzi nasce il 6 marzo 1931 in una famiglia medio borghese fiorentina. Studia al liceo classico Michelangiolo e poi frequenta la facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, dove si laurea in storia dell’arte. Fin da giovane mostra un’indole ribelle, desiderosa di emanciparsi prima di tutto dalla famiglia, con cui i rapporti non erano proprio idilliaci. La voglia di emanciparsi economicamente e di trovare il suo posto nel mondo la spinge a lasciare la sua Firenze.
Si fa strada nel mondo elitario della critica dell’arte, ma la sua inclinazione a mettere tutto in discussione non risparmia neppure la sua stessa carriera. Nel 1969 scrive “Autoritratto“, una delle sue opere più importanti, con cui si congeda dalla professione e con un colpo di coda abbandona tutto per dedicarsi completamente all’attivismo politico. È negli anni della maturità e consapevolezza ideologica che la voce di Carla Lonzi si fa più irriverente e la sua penna più graffiante. Rivoluziona il linguaggio con cui le donne parlano di loro stesse, delle loro relazioni, della loro sessualità. Proprio il sesso, negli anni in cui il corpo della donna è oggetto del dibattito politico, sarà il centro della sua battaglia per la libertà femminile. È lì che secondo lei si trova la via di uscita per l’autonomia.
Nel 1970 forma il gruppo Rivolta Femminile, con cui pubblica quei testi che l’hanno fatta diventare immortale, come: “Sputiamo su Hegel“, “La donna clitoridea e la donna vaginale“, “Taci, anzi parla“. Libri dalla forte componente scandalosa per quegli anni, che oggi sono stati ripubblicati. Sulla scia di quella per alcuni è la quarta ondata femminista, Carla Lonzi è tornata a far parlare di sé e a dividere. Ma come si coniuga la sua filosofia della differenza con l’odierna ricerca dell’omologazione? Cosa direbbe delle battaglie femministe moderne? Lei che criticava duramente il concetto di uguaglianza, che rifiutava aspramente il modello maschile come obiettivo da raggiungere, che non parlava dell’aborto come di un diritto. Nel podcast abbiamo provato a rispondere a queste domande con l’aiuto di Annarosa Buttarelli, filosofa e scrittrice, curatrice dei libri di Carla Lonzi e responsabile del Fondo creato in suo nome.
Teresa Scarcella