GABRIELE
Cronaca

La scelta etica sia indicata da legge di Stato

Canè Una cosa è certa: nella vicenda della legge toscana sul "fine vita", comunque la si veda, ognuno ha fatto...

Canè

Una cosa è certa: nella vicenda della legge toscana sul "fine vita", comunque la si veda, ognuno ha fatto la sua parte. A cominciare dall’opinione pubblica, che ha seguito, approfondito, valutato.

I colleghi che anche ieri sul nostro giornale hanno riferito le opinioni dei fiorentini, hanno riportato giudizi diversi, ovvio, ma anche conoscenza del tema. Interesse. Del resto, a chi non è capitato, non da oggi, di farsi la domanda: "Io cosa farei?" Ne abbiamo ragionato in solitudine, parlato in casa, i più maturi hanno messo nero su bianco: "Se dovesse succedermi, vorrei...".

La scelta e il confronto che hanno animato Palazzo del Pegaso, insomma, non sono piovuti all’improvviso nella nostra quotidianità. Ovviamente, oltre all’attenzione collettiva, la delicatezza del tema ha coinvolto altre "parti in causa".

La Chiesa, in primo luogo. Che a sua volta ha fatto con rispetto e fermezza il proprio mestiere, manifestando contrarietà. Non un’opinione qualunque, e neppure solo la voce di una religione, se è vero come è vero che la nostra cultura è permeata dei valori del cristianesimo. La nostra e quella europea, come recitava la Costituzione Ue bocciata nel 2005. Per chi crede, nessun dubbio: la vita è sacra, sempre. Legittimo. Altrettanto legittimo è che uno stato laico decida di regolare quanto accade o può accadere nella società.

Regolare, non imporre: l’esistenza della legge sul divorzio, non obbliga a divorziare. La Toscana ha deciso le procedure necessarie per accompagnare chi sceglie lucidamente di concludere la propria vita ritenuta invivibile. Nessuno scandalo. Anzi. Solo una riserva: un conto sono i meccanismi sanitari, di competenza regionale, altro è la scelta etica che dovrebbe essere indicata da una legge nazionale (mancante). Come per l’aborto. E bene sarebbe che fosse la Consulta a chiarire per tutti. Soprattutto per chi ha deciso di scrivere la parola fine.