di Antonio Passanese
FIRENZE
Da ritrovo pomeridiano e domenicale di famiglie, anziani e giovani a quartier generale della criminalità e dello spaccio. Il parco mediceo delle Cascine, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine, continua a essere uno dei buchi neri della città. Un luogo pericoloso, dal quale è preferibile tenersi lontani al calar del sole.
Negli ultimi anni, prima l’amministrazione Renzi e poi Nardella, hanno provato a bonificarlo con azioni forti ma, gattopardescamente, tutto è cambiato perché poi non cambiasse nulla. Perché i pusher sono sempre lì – tra il Giardino della Catena e la piazza antistante la piscina delle Pavoniere – come anche i senza fissa dimora, che hanno trovato ’casa’ sotto il ponte della tramvia e i tossici che dopo aver comprato lo stupefacente tra piazza Vittorio Veneto, viale Lincoln e viale degli Olmi lo consumano alla luce del sole, davanti a mamme e bimbi.
L’ex premier e leader di Italia Viva voleva trasformare l’immensa area verde nel Central Park di Firenze. Il suo successore, invece, nei primi cinque anni di governo della città, provò a trasferci, anche attraverso incentivi, alcuni locali del centro storico, per alleggerire l’area Unesco dalla malamovida. Ma entrambi i propositi, alla fine, sono andati a farsi benedire. Infine, il centrodestra, e in particolare la Lega, per lungo tempo ha chiesto, attraverso diverse interrogazioni, petizioni e appelli, di recintare il parco (proprio come a New York): una soluzione effettivamente poco fattibile sia per l’ampiezza dell’area che per i costi proibitivi.
Ora ci riprova la sindaca Sara Funaro che, proprio alle Cascine, ha dedicato buona parte del suo programma elettorale. Una delle proposte su cui ancora la giunta però deve confrontarsi, è la nascita di un ente di gestione per intervenire in modo strutturale sulle criticità, dotando dunque il polmone verde di Firenze di una regia unica che si occupi della manutenzione, della programmazione e della promozione delle diverse attività che vi si svolgono. Fino alla valorizzazione dal punto di vista faunistico e alla risoluzione delle questioni legate a sicurezza e mobilità.
"Serve dunque dare personalità giuridica", al parco mediceo, si leggeva nei punti programmatici della neo prima cittadina, attraverso una Fondazione pubblica di comunità. E la sindaca ha anche già pensato al nome di questo ente terzo: Cascine Bene Comune, promosso da Palazzo Vecchio e aperto a tutti i soggetti pubblici e privati che potranno collaborare per liberare finalmente l’area dai balordi che l’affollano giorno e notte. Perché le telecamere piazzate fino a oggi in ogni angolo del parco (ne sono più di quaranta) e l’implementazione dell’illuminazione hanno sì avuto il loro impatto ma sono serviti a ben poco. Come anche tutte le opere di contorno realizzate negli anni: dal Teatro del Maggio al recupero dell’Anfiteatro, dalla riqualificazione delle Pavoniere alla riapertura della palazzina dell’Indiano e delle Scuderie, destinati ora ad attività culturali (tanto per citare qualche esempio).
"Le Cascine sono il polmone verde di Firenze e vogliamo che siano un parco vivo, vissuto e sicuro nella sua interezza. Lavorare a questo significa lavorare per tutti i fiorentini ed è un obiettivo strategico per la nostra città – spiega Funaro – Sia per il significato che il parco ha nell’immaginario della nostra comunità che per l’enorme potenziale che rappresenta. Le Cascine dovranno diventare un luogo di vita a tutto tondo da valorizzare lungo tutto l’anno, promuovendone l’utilizzo da parte dei fiorentini e non solo. Lavoreremo perché sia uno spazio per organizzare eventi sportivi, culturali, musicali, di educazione ambientale e dove agiscano realtà in grado di promuovere animazione e socialità".