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La scomparsa della ’Milk Valley’. Altre due stalle gettano la spugna

Inizia male il 2025 per il mondo agricolo mugellano: "Le spese per i materiali sono triplicate, siamo stanchi"

La stalla di David Nencini (Germogli)

La stalla di David Nencini (Germogli)

Inizia male il 2025 per il mondo agricolo mugellano: due aziende zootecniche hanno deciso di chiudere i battenti. E non sono le prime. Così il Mugello, la "Milk Valley" della città metropolitana di Firenze, sta continuando a perdere colpi, e a diminuire i conferimenti alla Centrale del Latte di Firenze.

"Quando le mie mucche sono salite sul camion mi sono venute le lacrime agli occhi, faccio questo lavoro da quando avevo 14 anni e ora ne ho 52…", confida David Nencini, di Scarperia e San Piero. Ne ha vendute 36, spedite nelle stalle di Piacenza, dove col loro latte si farà il Grana Padano; mentre un’altra ventina, vitelline e manze, sono ancora nella stalla di via dell’Azzurro, a un chilometro da Scarperia, in attesa di essere messe anch’esse in vendita. Ma intanto dal primo gennaio Nencini non dà più un litro di latte alla Mukki. "Le spese per i materiali, a cominciare dai mangimi sono triplicate, il prezzo del latte non è remunerativo, e io mi sono stancato. L’azienda la creò mio padre nel 1983, ora ha una certa età, e da solo non me la sento di continuare". "Del resto – aggiunge – occorrerebbe che ti invogliassero a continuare, e se il latte fosse pagato il giusto prezzo, la possibilità e la voglia di continuare ci sarebbero".

Anche l’azienda zootecnica Pifferi, nelle campagne di Senni, nel comune di Scarperia e San Piero, tra una ventina di giorni chiuderà le porte della stalla. Un allevamento di un certo rilievo, con 120 animali, tra adulti e vitelli. Cinquanta erano le vacche munte ogni giorno, con una produzione media di 10-11 quintali. Latte che anch’esso verrà a mancare alla Mukki. Lorenzo Pifferi non ne fa una questione economica, ma una scelta di vita.

"Siamo in quattro, io e mio cugino, con mio babbo e mio zio che sono in là con gli anni, la conduzione dell’azienda stava diventando troppo impegnativa. Cesseremo così completamente l’allevamento da latte, rimarranno i terreni agricoli, la coltivazione dei cereali". Pifferi riconosce comunque le difficoltà attuali del mercato del latte: "Il latte non è pagato quello che merita. E noi allevatori siamo sfruttati, prendiamo quanto gli altri decidono di darti. E chi acquista il prodotto non ti viene incontro".

Paolo Guidotti