La sostenibilità non è più solo uno slogan o l’obiettivo di pochi convinti ambientalisti. La sostenibilità è una necessità anche per le imprese e tradurla in azioni concrete, misurabili, è la sfida che abbiamo davanti. E’ stato questo il tema di fondo affrontato ieri mattina durante il convegno “Sviluppo sostenibile nel territorio toscano: il contributo dell’Università e delle professioni”, organizzato all’auditorium del Centro tecnico di Coverciano dall’Ordine dei commercialisti di Firenze e dall’Ateneo fiorentino, con il patrocinio di Rai Toscana, la media partnership de La Nazione e di Rai Cultura, il sostegno di Chianti Banca.
A confrontarsi sulle prospettive della sostenibilità in Toscana sono stati, coordinati dalla capocronista de La Nazione Erika Pontini, l’ex ministro all’Ambiente e consigliere delegato del Consiglio nazionale dei commercialisti Gian Luca Galletti, il presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa Maurizio Bigazzi, il presidente dell’Ordine dei commercialisti fiorentini Enrico Terzani, Marcello Bessone del Ministero Economia e Finanza, il dg di Chianti Banca Maurizio Farnesi, il presidente del Corso di Laurea Magistrale in Accounting, Auditing e Controllo Francesco Mazzi, la professoressa Anna Maria Papini, il ricercatore ed esponente di Greenpeace Italia Giuseppe Ungherese e Filippo Russo del Consiglio notarile di Firenze.
Dal dibattito è emerso che la sostenibilità non è più la scelta volontaria e illuminata di un singolo imprenditore, ma un obbligo che impone alle aziende di comunicare e rendere misurabile il proprio impatto sociale e ambientale, cioè ciò che prevede la nuova direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive. Ma il rischio adesso è che alcune aziende facciano “scena”, cioè compilino report sulla sostenibilità che di fatto sono scatole vuote.
Galletti, che già da ministro amava ripetere che “l’economia sostenibile è l’economia del futuro”, ha insistito sul concetto che gli imprenditori sono chiamati non più solo a fare business ma anche a rendere conto dell’impatto delle loro attività sul territorio. E il professor Mazzi ha ribadito: “Il semplice profitto non basta più per dirsi buoni imprenditori, se mai è bastato: la sostenibilità è una grande sfida non solo economica ma anche culturale”.