MARIANNA GRAZI
Cronaca

La speranza delle donne abbandonate di Kabul

Stasera al festival ’Pari e Dispari’ di Pistoia la scrittrice afghana Saliha Sultan: "Non possono più fare niente. Non vi dimenticate di loro"

La speranza delle donne abbandonate di Kabul

Saliha Sultan, 36 anni, autrice del libro ’La bambina di Kabul’ (Edizioni Piemme)

La bambina di Kabul è la sua storia. Ed è la storia di quel Paese che ha lasciato vent’anni fa ma che non ha mai dimenticato. Saliha Sultan, nata in Afghanistan nel 1988, vive in Italia col marito e i figli, qui ha il suo lavoro e qui ha trovato una possibilità di riscatto da un destino che appariva già segnato. Ospite questa sera del festival Pari e Dispari di Pistoia incarna perfettamente il tema della terza edizione, Donne di frontiera.

Come nasce l’idea di questo libro?

"Il libro è nata quando i talebani hanno preso il potere in Afghanistan. Prima scrivevo per alcune riviste e per un giornale in lingua afghana. Raccontavo delle donne in difficoltà, le storie dei bambini che dormivano per strada e un po’ riuscivo a dare voce a queste persone. Poi, quando hanno chiuso tutte le possibilità, ho sentito un senso di colpa, di responsabilità: io sono uscita, mi sono salvata, mentre tante persone continuano a vivere in difficoltà oggi".

Lei ha vissuto in prima persona sotto un regime?

"Sì, quello dei mujaheddin. E mio padre, un comandante delle forze alleate agli americani, è stato ucciso dai talebani. Provo molta rabbia, ma anche tristezza: quando ho visto le chiusure delle scuole per le ragazze, a marzo 2022, mi sono trovata in quelle immagini delle bambine che piangevano davanti all’ingresso, perché avevo già vissuto quella stessa situazione".

La condizione femminile è così drammatica come appare?

"Non solo non possonomuoversi o lavorare. Le donne non possono né parlare né recitare in pubblico, non possono ascoltare la musica. È durissima sapere queste cose e non poter fare niente".

C’è una donna che ha segnato la sua vita in modo particolare?

"Mia nonna, di cui parlo nel libro, perché è stata lei a raccontarmi le donne coraggiose dell’Afghanistan, come la principessa Soraya, riuscita a dare un volto pubblico alle afgane".

Secondo lei c’è speranza che qualcosa cambi?

"Dicono che la speranza è l’ultima a morire ed è vero, la speranza c’è sempre. Ma secondo me è necessario che tutti e tutte abbiano accesso all’istruzione. E poi serve l’aiuto dei Paesi occidentali, non si può combattere dall’interno, serve una forza diversa. Non vi dimenticate dell’Afghanistan".