BARBARA BERTI
Cronaca

La star del pianoforte si racconta: "Amo Firenze e il rock progressive". Andaloro solista per Lanzetta

Il giovane maestro oggi e domani all’auditorium Santo Stefano al Ponte con l’Orchestra da Camera. L’artista siciliano: "Sono un esploratore, mi piace improvvisare e spaziare. La musica deve emozionare".

La star del pianoforte si racconta: "Amo Firenze e il rock progressive". Andaloro solista per Lanzetta

Il pianista Giuseppe Andaloro (a sinistra), solista per l’Orchestra da Camera Fiorentina diretta da Giuseppe Lanzetta

"Adoro la città e, soprattutto, il suo buon cibo. Torno sempre volentieri a Firenze, in fondo mi sento un po’ fiorentino". A dirlo è Giuseppe Andaloro, allievo prediletto del leggendario Sergio Fiorentino, vincitore del Premio Busoni 2005, oggi tra i massimi pianisti a livello internazionale. Il musicista originario di Palermo sarà solista dell’Orchestra da Camera Fiorentina, diretta da Giuseppe Lanzetta, nei concerti di oggi e domani (ore 21) all’Auditorium Santo Stefano al Ponte.

Andaloro, come è nata la sua passione per la musica e il pianoforte?

"Da bambino, i miei genitori sono sempre stati grandi appassionati di musica e in casa si respiravano le sette note. Inoltre avevamo un pianoforte verticale che era il mio ’giocattolo grande’. Mi ha portato a sperimentare già dai cinque/sei anni. Intorno ai sette ho iniziato a prendere le prime lezioni di piano. Mi ricordo che alternavo la musica con il calcio poi, crescendo, le cose sono cambiate. Le mie abilità musicali e tecniche sono venute fuori in modo evidente e ho smesso di correre dietro al pallone per dedicarmi al piano. Ho studiato e fatto tanti sacrifici, tutti ripagati visto che ho potuto calcare i palchi di ben 63 paesi nel mondo".

Cosa rappresenta per lei un concerto?

"In ogni concerto è come se partissi da zero, intraprendo un viaggio dentro me stesso, alla stregua di una psicoanalisi, perché quando suono non faccio altro che pensare a quello che sto sostenendo in quel momento. E il rapporto con il pubblico è fondamentale: l’esibizione musicale diventa quasi una conversazione con gli spettatori. È per questo che un concerto non è mai uguale ad un altro anche se il repertorio è lo stesso".

A Firenze cosa proporrà?

"Un classico tra i classici: il romantico ’Concerto per pianoforte e orchestra n. 2’ di Sergej Rachmaninov, il più famoso tra i quattro concerti per pianoforte del compositore russo, oltre che una delle pagine più amate e interpretate della letteratura pianistica. Un brano che sento molto mio, lo suono da quando avevo 16 anni (in programma anche la nota sinfonia ’Dal nuovo mondo’ di Antonín Dvořá, ndr)".

Quale è il suo repertorio preferito?

"Sono un esploratore, mi piace improvvisare e spaziare dal Rinascimento al rock. Non ho un compositore di riferimento, ma tanti. Cinquecento anni di storia della musica occidentale non si possono riassumere con un nome".

Nella sua playlist cosa non può mancare?

"Il rock progressive e la musica metal. Adesso sto ascoltando gli Elp, ovvero il trio ’Emerson, Lake & Palmer’. Mi piacciano molto anche i Genesis".

Secondo lei, quale è il rapporto tra la Gen Z e la musica classica?

"Dalla ’classica’, un termine che detesto, tanti sono lontani, non solo i giovani. ’Classica’ è una parola che blocca le aspettative, meglio parlare semplicemente di musica. E per instaurare un rapporto con i fruitori tutto dipende da come si propone questa musica, la sfida è emozionare il pubblico".