
La stazione cambia pelle. Grandi marchi, poco scampo. Così i piccoli i muoiono: "La Galleria non è la stessa"
di Rossella Conte
Il fascino degli scaffali, i botta e risposta davanti alla cassa per mettersi d’accordo perché no sul prezzo o anche il caffè davanti al sorriso di chi è diventato un po’ di famiglia negli anni. Scene di vita vissuta all’interno delle botteghe che, dagli anni Duemila, sempre più spesso sono chiamate a prendere la decisione più dura: chiudere i battenti o cedere il proprio spazio alle grandi multinazionali. A , città che macina milioni di turisti ogni anno, succede sempre più spesso. Le attività di vicinato stanno attraversando, infatti, una fase di crisi che si evince dai numeri diffusi da Confcommercio : negli ultimi 11 anni oltre 1000 negozi hanno chiuso.
Spazzati dai canoni di locazione alle stelle, dai rincari generalizzati, da una domanda interna sempre più "povera" rispetto a quella turistica, assorbiti da catene franchising. E l’emblema di questa tendenza è senza ombra di dubbio la galleria della stazione di Santa Maria Novella dove i piccoli negozi si contano sulle dita. Tra le grandi catene di caffetterie, food e gelateria ma anche i grandi punti vendita di telefonia e casalinghi e i pronto moda internazionali che ormai hanno colonizzato gran parte della spazio, ci sono alcuni piccoli imprenditori che non mollano di un centimetro.
Come la Galleria del Disco, la cui storia comincia negli anni ‘70. Oggi, uno dei soci, è Andrea Annastasi che descrive con precisione quanto è successo: "I canoni di locazione sono aumentati nelle zone più d’appeal e, per i piccoli imprenditori, sono diventati sempre più proibitivi – racconta -, noi riusciamo a resistere perché ci siamo specializzati in un settore e, oltre ai turisti, abbiamo una clientela fatta ancora di fiorentini. Per aiutare i piccoli commercianti? Serve una regolamentazione degli affitti". Un’altra roccia è il Gallery Café che dagli anni ‘90 serve pasta e cappuccino a generazioni di pendolari: "Oltre a un problema di canoni di locazione che riguarda tutti i grandi centri, qui c’è un problema di sicurezza - aggiunge il titolare Dario Castracane -, è diventato difficile lavorare".
Ma poi c’è anche il negozio di scarpe Avantgarde e la piccola libreria che da due settimane ha cambiato gestione. Tutt’attorno, invece, le vetrine scintillanti delle grandi catene con centinaia di negozi in tutto il mondo a cui va riconosciuto senza ombra di dubbio il merito di aver riqualificato un pezzo di città con le luci accese. "Per loro l’affitto è una delle tante voci nel bilancio finale e anche se i conti in uno dei tanti negozi che hanno non tornano, non è un problema. Per noi piccoli imprenditori, invece, riuscire a far fronte al canone è sopravvivenza" non usa mezzi termini il presidente di Confcommercio , Aldo Cursano che punta il dito contro le istituzioni che "hanno fatto il gioco della rendita dimenticandosi di tutelare l’identità della città".
"Le stazioni, come gli aeroporti, sono ormai dei non luoghi, identici in qualsiasi parte del mondo abbiano sede – aggiunge il presidente di Cna , Giacomo Cioni -. E il problema non riguarda solo la stazione ma tutta la città che si incontra uscendo da Santa Maria Novella". "Passo tutte le mattine dalla galleria: si vede chiaramente un cambiamento nella natura, dimensione, struttura delle attività commerciali presenti. Ormai le piccole e medie imprese sono state quasi completamente sostituite da franchising e catene". Jacopo Ferretti, direttore di Confartigianato , conclude: "Ci auguriamo che quando sarà ultimato il progetto di riqualifica dell’ex caserma di Santa Maria Novella, ci sarà spazio, come promesso, anche per i nostri artigiani".