
Il carcere di Sollicciano è il principale istituto di detenzione di Firenze a partire dal 1983
In carcere da "non definitivo", ma lui una sentenza inappellabile se l’è inflitta da solo: impiccandosi nel bagno della cella, mentre gli altri dormivano. Quello di un detenuto rumeno di 38 anni è l’ultimo suicidio nel carcere fiorentino di Sollicciano, il secondo nel giro di poche ore in Toscana: a Prato, il giorno prima, un altro ospite della Dogaia, un 32enne di origini nordafricane, si era tolto la vita inalando il gas del fornellino da campeggio con cui cucinava in cella.
Nonostante gli appelli lanciati alle varie inaugurazioni dell’anno giudiziario, il 2025 si prospetta l’ennesimo anno orribile per le condizioni di vita dietro le sbarre: al 15 febbraio sono già 40 i morti in cella contro i 37 dello scorso anno, nello stesso periodo. Quest’anno i suicidi accertati sono otto, otto i decessi con cause da accertare e 24 quelli avvenuti per cause naturali. Sovraffollamento, strutture fatiscenti, carenze di soluzioni idonee per chi dovrebbe trovare posto in una struttura diversa dal carcere: sono tanti i possibili ‘moventi’ di questa strage che si consuma sotto gli occhi delle isituzioni. "Non ci sono evidenze sul nesso suicidi-sovraffollamento - dice Irma Conti del collegio del Garante nazionale dei detenuti -. Su questo fenomeno c’è però da dire che 19mila detenuti (sempre tenendo conto del tipo di reato), i quali hanno pene residue fino a tre anni, sulla base nella normativa potrebbero uscire dal carcere optando per misure alternative. Ma la burocrazia, la carenza di risorse e di informatizzazione al tribunale di sorveglianza creano ostacoli. La maggior parte delle persone che si sono tolte la vita in carcere erano stati autori di reati di maltrattamenti in famiglia, mentre una buona percentuale erano persone ristrette per misura cautelare, in attesa di processo".
"Se questo stillicidio non viene interrotto, saremo tutti complici – rincara il garante toscano dei detenuti Giuseppe Fanfani –. Questo sistema detentivo genera solo disperazione e morte. Sollicciano deve essere abbattuto e dismesso. Non risponde ad alcuno dei requisiti e delle finalità previste dalla Costituzione. Non ci si suicida per caso. Si sceglie di morire a trent’anni quando si è sopraffatti dalla disperazione, dalla mancanza di speranza o di una parola di conforto. In carcere manca tutto, ma manca soprattutto una prospettiva di riabilitazione e di reinserimento". Per Antigone Toscana, associazione che si batte per i diritti dei detenuti, "se stupisce il totale silenzio politico di fronte alla questione delle morti suicidarie in carcere, non stupisce che i teatri di tali episodi siano state le case circondariali di Prato e Firenze;: due realtà carcerarie che, come denunciato da Antigone a seguito delle visite condotte nel 2024, presentano enormi criticità e sono luoghi di particolare sofferenza, rendendole tra le strutture peggiori d’Italia".