
Una delle travi in cemento armato interessate dal crollo del 16 febbraio dell’anno scorso
di Stefano Brogioni
FIRENZE
La "condanna" del consulente della procura, il professor Stefano Podestà, ha trovato conferma nella decisione del gip. Già, perché l’elaborato del professionista genovese, che ha guidato sinora l’azione dei pubblici ministeri, giungeva a conclusioni nefaste circa le condotte dei tre indagati, oggi sottoposti a misura.
La criticità del dente. Concentrandosi sulla trave crollata (denominata TL309-2P), il consulente si è subito soffermato sulla mensola che ha dato origine alla catena di distaccamenti. L’armatura trasversale del dente, secondo Podestà, è apparsa con un quantitativo di area di acciacio non sufficiente in relazione al carico che doveva sostenere.
Calcoli errati. Le verifiche di Podestà, gli fanno concludere che l’elemento non avrebbe potuto sostenere neanche i carichi permanenti a cui era soggetta la trave (ovvero il suo peso e quello dei tegoli). Inoltre, nonostante fossero state rilevate delle difformità tra il passo dell’armatura a taglio rispetto a quanto previsto dalla schede di produzione, l’armatura del dente non risulta essere stata adeguata.
Così come non sarebbe stata fatta alcuna verifica strutturale locale del dente.
Il neo nel progetto. Le armature delle travi di tutto il secondo impalcato, inizialmente proposte da un geometra come risulta da una mail del settembre 2023, sono state modificate e successivamente avallate dall’ingegner Melchiorre con quello che in gergo tecnico si chiama accorpamento tipologico. La responsabilità di tale errore, secondo il consulente dei pm, è da ascriversi al progettista strutturale dei prefabbricati.
I mancati controlli. Podestà sottolinea, oltre agli errori in fase progettuale, come sarebbe mancato in tutto il processo di progettazione un controllo di qualità e di verifica che, a detta del consulente, sarebbe stato necessario per un’opera di questa importanza.
L’ok finale alle schede di produzione (fase che precede la realizzazione) in capo all’ingegner Passaleva, sarebbe stato poco accurato. Quando invece, alla luce anche delle tempistiche ristrette con cui è stata eseguita la progettazione, sarebbe stato appropriato un maggiore controllo.
La “validazione strutturale“ richiesta a Passaleva si sarebbe concentrata sul piano interrato e sul piano terra, mentre il secondo impalcato, dove è poi avvenuto il crollo, non sarebbe stato oggetto di alcuna osservazione.
I rischi futuri. Nell’ottica della salvaguardia della pubblica incolumità, i pm Falcone e Sottosanti hanno domandato al loro esperto anche se persistessero rischi per il futuro inerenti la parte di struttura già realizzata.
Innanzitutto, il consulente Podestà si è accorto della presenza di una trave ’gemella’ (la TL304-2P), già prodotta, che avrebbe dovuto essere collocata in posizione simmetrica rispetto alla trave crollata. Presentando un’armatura del tutto identica alla sorella che ha ceduto, se anche questo elemento fosse stato posto in opera si sarebbe verificata una condizione di estremo pericolo.
Ma altre criticità sono state riscontrate sul manufatto già montato, tanto che, per proseguire nella costruzione, secondo Podestà sarebbero necessarie nuove verifiche strutturali e inevitabili interventi di rinforzo e adeguamento.
Perché, conclude l’esperto, nonostante le verifiche prevedessero quantitativi di armatura ben maggiori, l’unico accorgimento adottato è stato quello di raffittire il passo delle armature trasversali in corrispondenza del carico concentrato.