Perché tutti conoscono San Francesco? Perché sono stati scritti decine di migliaia di testi
su di lui? Perché è così irresistibile? Sono le riflessioni alla base dello spettecolo che Giovanni Scifoni continua a portare in scena con grande successo.
’Fra’. San Francesco, la superstar del medioevo’ è il titolo del monologo in programma al teatro Puccini stasera alle 21 e domani alle 16,45. Un testo orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, che si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura pop di Francesco.
Giovanni Scifoni, con la regia di Francesco Ferdinando Brandi, percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia. Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. "Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività – spiega Scifoni –. Francesco sapeva incantare il pubblico, folle sterminate, sapeva far ridere, piangere, sapeva cantare, ballare. Il vero problema con cui mi sono scontrato preparando lo spettacolo è che Francesco era un attore molto più bravo di me. E poi il gran finale, la morte, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva Francesco con ’Sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare’".
O.Mu.