LEONARDO BIAGIOTTI
Cronaca

La ’sveglia’ di Confindustria: "Non c’è soltanto il turismo. Serve piano per la manifattura"

Il vicepresidente: "Bisogna pensare allo sviluppo dell’area metropolitana in modo omogeneo. Meno burocrazia, tempi certi e investimenti anche nelle case per la crescita sociale".

Il vicepresidente: "Bisogna pensare allo sviluppo dell’area metropolitana in modo omogeneo. Meno burocrazia, tempi certi e investimenti anche nelle case per la crescita sociale".

Il vicepresidente: "Bisogna pensare allo sviluppo dell’area metropolitana in modo omogeneo. Meno burocrazia, tempi certi e investimenti anche nelle case per la crescita sociale".

Due anni per avere le strisce pedonali perché bisogna trattare con Comuni diversi che hanno regole diverse, almeno 50 passaggi per poter aprire una fabbrica. E ancora: aeroporto in stand by, la tramvia che avanza con ritardo di anni, una politica troppo concentrata sul turismo quando pesa ’solo’ il 10% del Pil metropolitano. Confindustria vuole un cambio di passo sulla manifattura ed i servizi, un’attenzione giustificata dai numeri e richiesta da una congiuntura complicata, appesantita da un 2024 negativo per i settori storici (pelletteria) e incerta dopo la partenza a singhiozzo del 2025. Il territorio metropolitano ospita grandi gruppi internazionali, ma bisogna pensare a renderlo attrattivo ed efficiente, tagliando la burocrazia e garantendo tempi certi, per intercettare in futuro nuovi investimenti, perché per le holding con la ’testa’ a Londra, New York o Dubai scegliere tra Firenze o un altro posto nel mondo non fa poi molta differenza se quella differenza non la fa pesare chi il territorio lo governa. Per questo Lapo Baroncelli, vice presidente Confindustria Toscana centro e costa, con delega alla città metropolitana e alle smart city, chiede alla politica che la manifattura torni ad essere al centro dello sviluppo e del dibattito, perché non ci sono soltanto il turismo e il centro di Firenze.

Baroncelli, come è partito il 2025? "Ancora stiamo assistendo alla riproposizione degli stessi problemi del 2024, ma c’è un grande impegno per fare in modo che ci sia un’inversione di tendenza. Adesso però abbiamo bisogno che si torni a parlare di visione metropolitana del territorio dandoci una serie di missioni per disegnarne il nuovo sviluppo, non solo per l’industria ma anche per il tessuto sociale. Serve una nuova politica industriale metropolitana".

Chi la deve portare avanti? "Confindustria sta parlando con gli imprenditori ed i grandi gruppi. Come dice sempre il presidente Bigazzi, ci chiedono appunto che si discuta di politiche industriali, che la politica abbia una visione di lungo termine e che si torni a parlare di manifattura, non solo di turismo. Non voglio dire che non si tratti di un settore importante, ha certamente un impatto rilevante sul nostro Pil. Ma la produzione industriale molto di più".

Chiede una nuova politica industriale. Significa nuove infrastrutture a servizio della produzione? "Non solo. La tramvia procede, l’aeroporto pure, e per noi è fondamentale, ma penso anche al sistema casa che è altrettanto importante per attirare aziende. Chi viene a lavorare qui deve trovare un alloggio e deve poter contare su una rete che garantisca spostamenti facili sul territorio. Per questo la tramvia per Bagno a Ripoli deve rispettare i tempi, l’aeroporto è centrale, bisogna creare un sistema dei parcheggi più efficace e sfruttare i binari quando saranno liberati grazie all’interramento dell’Alta Velocità".

In concreto di cosa c’è bisogno? "Bisogna programmare nuove aree produttive e costruire case".

Sembra che chiediate consumo di altro suolo. "Non necessariamente. Pensiamo piuttosto al riuso del suolo, che è anche un modo per riqualificare siti magari dismessi".

Ci sono aree che soffrono più di altre? Bisogna partire da lì? "In realtà è tutta l’area metropolitana fiorentina che deve lavorare ad una pianificazione integrata. Ripeto, serve un piano di politica industriale metropolitana, con regole omogenee. Se ne parla davvero troppo poco. E’ una necessità che si ribalta sul tessuto sociale, perché il turismo non può bastare. Diamoci nuove missioni".

Quali? "Siamo già ad una manifattura 5.0, abbiamo delle eccellenze che investono miliardi. C’è molto fermento ma i grandi gruppi vogliono meno burocrazia, decisioni rapide e velocità di esecuzione. E’ quello che chiediamo anche noi".

Come possono convivere le necessità del turismo e quelle della manifattura? "Non sono in contrasto, anzi, possono essere contingenti e si possono penetrare, penso ad esempio al sistema dei grandi eventi".

Si parla troppo poco di politiche industriali, dice lei. Chi ha sbagliato? "Negli anni ci sono state lacune soprattutto a livello nazionale. Noi dobbiamo farci promotori di modelli che possano poi diventare di respiro italiano".

La lentezza burocratica ha fatto perdere occasioni? "Sì, ce ne sono state".

Quali? "Ce ne sono state...".

Secondo lei serve un tavolo di discussione? "Per carità, sono strumenti non efficaci. Basta discutere all’interno della Città metropolitana, è quello il luogo istituzionale giusto".

Firenze sta per adottare il nuovo Scudo Verde. I Comuni metropolitani si lamentano che penalizzerà i pendolari. Non sembra proprio quel modello sinergico che chiede. "Il tema dell’ambiente è importante, ma andrebbe affrontato di pari passo a quello dello sviluppo del territorio. La possibile sostituzione degli automezzi, ad esempio, potrebbe diventare un freno".