REDAZIONE FIRENZE

La testimonianza del gruppo. La rissa sedata in disco . L’amico e la chat alle 3.40. Poi il branco fugge armato

Un primo scontro sarebbe avvenuto dentro il locale, bloccato dall’intervento dei buttafuori. Avrebbe poi sbagliato strada, dividendosi dal suo gruppo. Gli ultimi messaggi con il coetaneo.

Un primo scontro sarebbe avvenuto dentro il locale, bloccato dall’intervento dei buttafuori. Avrebbe poi sbagliato strada, dividendosi dal suo gruppo. Gli ultimi messaggi con il coetaneo.

Un primo scontro sarebbe avvenuto dentro il locale, bloccato dall’intervento dei buttafuori. Avrebbe poi sbagliato strada, dividendosi dal suo gruppo. Gli ultimi messaggi con il coetaneo.

di Pietro Mecarozzi

"Ci siamo scritti messaggi per tutto il tempo in cui era in discoteca: mi chiedeva di raggiungerlo, perché si stava divertendo e voleva che fossi lì con lui. Dalle 3.20 non ho avuto più notizie e ora ci troviamo in questo incubo a occhi aperti". Giulio ci mostra lo smartphone: sullo schermo la chat e gli ultimi messaggi scambiati con il suo amico Maati Moubakir. È passata una settimana da quando il ragazzo di 17 anni è stato barbaramente ucciso in via Tintori, a due passi dal locale Glass Globe. La luce fredda sparata dal cellulare riflette gli occhi lucidi del ragazzo: "Eravamo grandi amici – singhiozza –, non riesco a capire cosa sia successo. Con lui c’erano anche altri ragazzi del nostro gruppo, sono stati insieme a ballare, ma usciti fuori le strade si sono divise. L’ultimo accesso di Maati su Whatsapp è stato alle 3.40".

Cosa è successo quando le luci della disco si sono spente? Serve tempo per capire. Perché le videocamere hanno ripreso gli aggressori: sono incappucciati e con un abbigliamento molto simile l’uno all’altro, complicando non poco il lavoro di identificazione dei carabinieri, coordinati dal titolare dell’inchiesta, il pm Antonio Natale.

Chi ha visto il branco allontanarsi dalla scena del crimine è stata anche una testimone molto vicina alla famiglia di Maati, che poco prima di attaccare al lavoro, verso le 5.20 di domenica mattina, dal balcone di casa, poco distante dal punto dove il ragazzo è stato ucciso, avrebbe notato un gruppo di sette o otto ragazzi fuggire a corsa con in mano spranghe di ferro e legno.

Cosa può aver provocato una ferocia simile? Forse non lo sapremo mai. La pista più caldeggiata è quella della banale lite, iniziata dentro e finita, nel peggiore dei modi, fuori dal locale. Secondo quanto trapela, in discoteca i due gruppi, quello di Maati e quello dei suoi aggressori, avrebbero avuto un primo contatto, ma la discussione sarebbe stata sedata sul nascere dai buttafuori. Il tutto è stato ripreso dalle videocamere ed è a disposizione degli inquirenti.

Una volta in strada, il 17enne di Certaldo – stando a un audio che uno degli amici presenti quella sera a Campi ha mandato alla madre della vittima – avrebbe sbagliato strada, dividendosi dal resto della comitiva e andando incontro alla sua morte. Perché ad attenderlo nella zona della fermata del bus, c’era quel branco di ragazzi con cui aveva litigato.

Non gli hanno dato tempo neanche di fuggire. E quando ha tentato di ripararsi sul bus in partenza, lo hanno strattonato a terra e accoltellato al petto, uccidendolo. Ad oggi, gli iscritti nel registro degli indagati sono sempre due ventenni di Campi Bisenzio. Le indagini avrebbero portato all’individuazione di altri tre sospettati, che al momento però sembrano restare tali. Le prossime ore saranno decisive. Serve tempo. Ancora.