di Pietro Mecarozzi
Questione di minuti, anzi di secondi. Attimi, che possono cambiare per sempre il finale di una storia. Quella di Mattia Giani, per esempio. A due giorni dalla morte del 26enne di Ponte a Egola, frazione di San Miniato, sono tanti gli interrogativi che rimangono aperti sull’intera vicenda. Era presente un medico, come previsto per legge? Perché non c’erano i mezzi del 118? Il defibrillatore è stato usato correttamente? Se lo chiede papà Sandro, che ieri ha sporto denuncia, dilaniato dal dolore, ma determinato a scoprire la verità sulla morte del figlio. Se lo chiederà anche il pm Giuseppe Ledda, che ha aperto un fascicolo d’inchiesta modello 45 - per atti non costituenti notizia di reato e per ora senza indagati. Sotto i riflettori i momenti successivi al malore: i primi soccorsi in campo sono arrivati da due massaggiatori e un medico, che assisteva alla partita dagli spalti. In Eccellenza è previsto da regolamento la presenza di personale sanitario in ogni gara di campionato o in alternativa di un’ambulanza a bordo campo, che in questo caso non c’era. Tuttavia, l’unico medico che è intervenuto, da noi interpellato, fa sapere però che era lì in qualità "di spettatore e non come personale sanitario". Ovvero, non iscritto sul verbale redatto dalla società di casa come professionista autorizzato in caso di emergenza. L’assenza di entrambi, medico e ambulanza, deve essere riportata nel referto arbitrale e domani il giudice sportivo potrebbe multare il Lanciotto.
Versioni discordanti arrivano anche sull’utilizzo del defibrillatore. Quando al quindicesimo minuto di Lanciotto Campi-Castelfiorentino, il numero sette della formazione ospite si accascia a terra, passano una manciata di minuti prima che venga attivato il dispositivo salvavita (che per legge si deve trovare a bordo campo). È passato troppo tempo? Difficile dirlo prima dei risultati degli esami clinici sul corpo di Giani, che dovranno identificare la causa del malore e fornire spunti di indagine necessari per capire quanto una macchina dei soccorsi più rapida e presente avrebbe potuto cambiare le sorti della vicenda. Al momento, da una parte c’è il racconto dei soccorritori, da noi intervistati, intervenuti all’istante, prima dell’arrivo dell’ambulanza (avvenuto 10 minuti dopo il malore). "Gli abbiamo impedito di soffocarsi con la lingua – spiegano –, fatto il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, e provato a ’scaricargli’ il defibrillatore sul petto".
Dall’altra, però c’è chi, come il padre del giovane calciatore, ipotizza che il dispositivo non sia stato adoperato nel modo giusto. Nel mezzo c’è il dato tecnico: il defibrillatore, che dispone di una sorta di intelligenza autonoma, potrebbe aver rilevato nel ragazzo funzioni vitali – ovvero la totale assenza di battito – tali da non far partire la scossa. Dettagli che se sommati incidono non poco, in quanto la tempestività nell’uso del defibrillatore è fondamentale quando è in corso una fibrillazione ventricolare che – se non interrotta – porta a morte in tempi rapidi. Il riscontro diagnostico previsto per oggi a Careggi è stato sospeso, in attesa che la procura disponga l’autopsia. Intanto, il Castelfiorentino si chiude nel dolore, mentre il Lanciotto Campi ha "adottato il silenzio stampa". Domenica il campionato del girone A di Eccellenza non verrà disputato.