E’ un fiume in piena. Dice di averci rimesso la salute, "di avere rabbia" per la situazione, cerca di chiarire perché "tutti mi hanno trattato come un delinquente e invece io sono l’unico che ci ho messo i soldi". A parlare in Commissione sviluppo economico di Palazzo Vecchio è Francesco Borgomeo, proprietario di Qf, la società che possiede l’ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze): i lavoratori, oltre 300, lo hanno criticato più volte, hanno occupato Palazzo Vecchio, hanno chiesto un piano industriale.
"Ma sono io che sono riuscito a non far chiudere la fabbrica – afferma -. Se io non fossi arrivato l’11 febbraio tutti sarebbero andati a casa, sarebbero stati licenziati. Il 19 gennaio abbiamo fatto un accordo con istituzioni e organizzazioni sindacali: è stato firmato l’accordo per la cassa integrazione. Ho anticipato quei soldi perché per attivare quella pratica serviva tempo. Nell’accordo però si parlava di cassa integrazione, ma dal Ministero non ho ricevuto risposte: non c’è stato il coraggio di dire di no". Il silenzio da Roma lo fa alterare, lo considera una grande mancanza di rispetto. E sul fare un passo indietro il proprietario di Qf è chiarissimo: "Se Borgomeo è un problema, Borgomeo si fa da parte – confessa in terza persona, perché ormai in tranche -. Quello che dico a tutti è di fare in modo che si possa fare tavoli dove si decide che lo stabilimento deve essere aperto alla proprietà e le regole le mette la proprietà. Ma se uno deve prendere la mia azienda si deve sedere con me". E trovare un accordo, fa capire, perché "la proprietà privata esiste ancora e perché io l’azienda non l’ho pagata un euro come si dice, è tutto falso". Sì, ma intanto Borgomeo ha un piano industriale? "Sì, lo abbiamo predisposto e si basa in gran parte anche sugli e-drive, motori elettrici di ultima generazione. C’è un problema. La messa a terra del piano non è compatibile con l’attuale situazione". E l’attuale situazione significa lo stato della fabbrica e i rapporti, tesissimi, con i lavoratori anche perché Borgomeo ha annunciato anche la riduzione dei turni a dicembre: "All’interno dello stabilimento ci sono tensioni. Tra i 300 lavoratori una parte è particolarmente aggressiva. A Campi Bisenzio c’è un movimento politico: all’ingresso si trova la scritta ‘Insorgiamo’ e non la posso far togliere. Addirittura io in Consiglio comunale non sono intervenuto perché sempre quel gruppo ha detto che se lo avessi fatto, loro non avrebbero partecipato. Serve un tavolo con istituzioni, sindacati, Rsu per capire come ripristinare la normalità nello stabilimento, che non è una sorta di centro sociale".
Borgomeo critica tanto il Ministero "perché non hanno preso in mano la questione, adesso spero si entri nel merito col nuovo Governo". E rivolge parole di apertura al sindaco di Firenze Dario Nardella e al presidente Eugenio Giani: "Hanno capito la situazione, la tensione". Loro sì, ma la rabbia di Borgomeo continua: vuole risposte da Roma.
Niccolò Gramigni