Elettra Gullè
Cronaca

La voce delle studentesse: “Fischi e apprezzamenti non graditi sono all’ordine del giorno. Da sole abbiamo paura”

Tantissime le scuole che hanno partecipato stamani al nostro evento in piazza della Signoria. “Un tema che ci sta a cuore”. E c’è anche chi racconta di aver salvato, di notte, una ragazza strattonata con violenza dal fidanzato

Firenze, 25 novembre in piazza della Signoria. Difendiamo le donne: l’urlo della città

Firenze, 25 novembre 2024 - Un fiore in mano, il segno rosso sul viso. “Essere qui stamani è una grande emozione - raccontano Emma, Alessia e Laura, studentesse del Poggio Imperiale -. In particolare, ci hanno colpito le parole di Stefano Massini. È vero: sui libri si studiano soprattutto gli uomini. La rivoluzione culturale deve partire anche dai programmi scolastici”.

È questo lo spirito che ha animato piazza Signoria stamattina, dove tantissimi studenti si sono dati appuntamento per partecipare alla mobilitazione promossa da #QNxLeDonne, l’iniziativa contro ogni forma di violenza e discriminazione di genere organizzata dal nostro gruppo editoriale. Una piazza gremita e consapevole, unita dalla volontà di dire basta, di rompere il silenzio, di pretendere un cambiamento.

“Non potevamo non esserci, perché è un tema che ci sta particolarmente a cuore”, dicono gli studenti provenienti da tanti istituti fiorentini: dal classico Galileo all’Itis Da Vinci, dal liceo artistico di Porta Romana all’Iis Sassetti-Peruzzi, passando per lo scientifico Da Vinci. Ognuno con una storia, un pensiero, un’esperienza che dà voce al dramma della violenza di genere e alla necessità di non abbassare mai la guardia.

Il racconto

Rebecca Mehmeti, al quarto anno dell’Itis Da Vinci, ricorda un episodio che l’ha particolarmente scossa: “Una sera ero con degli amici, era notte fonda ed abbiamo visto una coppia, non lucida, molto probabilmente sotto l’effetto di stupefacenti. Lei minacciava di buttarsi dal ponte alla Vittoria. E lui non voleva certo salvarla. Continuava a strattonare la ragazza e ad avere un comportamento violento nei suoi confronti”. I ragazzi non sono stati a guardare. “C’ero anche io quella notte - racconta Forese Gori, compagno di classe di Rebecca -. Siamo intervenuti ed abbiamo portato la ragazza al sicuro, da una sua amica. Ci siamo rivolti in modo molto duro al giovane, che bruscamente ci ha risposto di pensare noi a lei… E’ quello che abbiamo fatto. Nella concitazione del momento, a quella giovane non abbiamo neanche chiesto il nome. Spero che poi per lei sia andato tutto bene…”.

Per moltissime studentesse, il catcalling, la ‘molestia di strada’, è una costante. Matilde Baldacci, al quarto anno del liceo Porta Romana, lo definisce un fastidio quotidiano: “Fischi e apprezzamenti non graditi capitano di continuo. Io lascio correre. Vado a diritto per la mia strada senza replicare. Ma non è giusto”, accusa.

La stessa esperienza è condivisa da Miruna Vlad, studentessa del Sassetti-Peruzzi: “Quando sono vestita meglio, per strada mi osservano, mi fischiano. Spesso mi suonano dalle macchine. Sono uomini di 30 - 40 anni, talvolta anche più grandi. Una vergogna”. Sulla stessa scia Sofia Bacci, all’ultimo anno del Da Vinci: “Ci vuole un cambiamento culturale. Per molti uomini, è normale fischiare ad una ragazza che passeggia da sola”.

L’attenzione al problema non riguarda solo le ragazze. Filippo Malandrini, al terzo anno delle superiori, racconta di essere rimasto profondamente colpito dalla vicenda di Giulia Cecchettin: “Un femminicidio particolarmente cruento. Lui, Turetta, non mi pare si sia pentito. Questo ci dice tanto. Il tema della violenza contro le donne ci sta molto a cuore. Anche in classe ne parliamo molto”.

La scuola, infatti, è un luogo cruciale per la sensibilizzazione. Laura Fidenti, docente dell’Itis Da Vinci, spiega: “Lavoriamo tutto l’anno su questi temi. Gli studenti partecipano attivamente a incontri e approfondimenti. Parliamo dell’aspetto legislativo, di come riconoscere la violenza, del numero antiviolenza, che tutti i nostri alunni conoscono a memoria. I ragazzi in questi giorni a scuola hanno anche realizzato un’installazione con delle scarpe rosse. È fondamentale coinvolgerli. Per questo stamani siamo qui”.

Tra le voci della piazza, anche Sandra, 76 anni: “Da giovane ero femminista, e non ho mai smesso di lottare. Esco da sola, non ho paura. Ma la strada per la libertà è ancora lunga”.