È arrivata decisamente prima del previsto. Spiazzando dirigenza e staff del Meyer. Intorno alle 16, l’orario in cui, da programma, era attesa in Palazzo Strozzi Sacrati per la firma dell’accordo sul Fondo di sviluppo e coesione che porta alla Toscana quasi un miliardo la premier Giorgia Meloni si è presentata all’ingresso dell’ospedale pediatrico cittadino per abbracciare i bambini di Gaza feriti dalle bombe.
Un cambio di programma imposto (come è stato spiegato più tardi con tanto di scuse davanti alle telecamere), da ragioni di sicurezza, viste le manifestazioni di protesta e pro-Palestina registrate ultimamente al Meyer e l’ipotesi di un raduno dei Collettivi antagonisti. Ma quel cambio di programma inaspettato e non annunciato, oltre a far saltare la scaletta, ha fatto saltare anche i nervi di politici e autorità, già schierati in comitato di benvenuto davanti al portone di Strozzi Sacrati. E pronti ad andare in delegazione al Meyer insieme alla premier dopo la firma dell’accordo. Forse anche troppo rumoroso per una visita che il premier voleva privata per "tenere alto il ruolo umanitario dell’Italia", dirà poi. Più furioso di tutti, il presidente della Regione, Eugenio Giani, che si è chiuso nel suo studio al primo piano, per poi uscire solo un’ora e mezzo più tardi, dopo varie insistenze ("Ora scendo e dico che la Toscana perde 680 milioni perché non sei venuto al Meyer con me... "), spiegazioni e scuse ("Ci torniamo insieme").
Nel frattempo, la presidente del Consiglio ha incontrato due bambini palestinesi ricoverati al Meyer, insieme alle famiglie. I piccoli arrivati in Italia domenica scorsa con un velivolo C-130 dell’Aeronautica militare, sono gli ultimi giunti a Firenze per le cure. Uno, il più piccolo aveva schegge nelle bracccia, nelle gambe e in testa. La visita di Meloni è durata poco meno di mezzora: accolta dal dg del Meyer Paolo Marchese Morello, ha poi lasciato l’ospedale intorno alle 16,30, dopo l’incontro con le famiglie, alcuni selfie con i piccoli pazienti, ma anche col personale sanitario dell’ospedale.
Della visita, la premier ha poi parlato più tardi, a margine della firma dell’accordo sul Fondo di sviluppo e coesione. "Quella all’ospedale pediatrico Meyer – ha detto – è stata una visita privata per tenere alta l’attenzione sulla materia umanitaria e sul ruolo che l’Italia sta giocando in questa delicata fase. L’impegno umanitario è una priorità in questo momento. Sono molti i bambini palestinesi che stiamo curando grazie alle nostre strutture d’eccellenza". Poi, la questione della visita "in solitaria". "Con il presidente Giani – ha detto - avevamo valutato di fare una cosa un po’ più ampia oggi al Meyer. Poi ci sono state delle necessità di sicurezza che lo hanno impedito, per cui mi devo scusare col presidente per non essere riusciti a fare la visita che avevamo programmato: mi prendo l’impegno di tornarci insieme. Mi sono limitata a fare questa visita privata a queste due famiglie di bambini che sono stati curati al Meyer per tenere alta l’attenzione".
"Quest’anno il Meyer diventa Ircss, istituto di ricerca e cura a carattere scientifico – ha aggiunto Giani – e quindi prendere un ruolo nazionale e internazionale che vogliamo valorizzare".
L’ultimo arrivo di bambini palestinesi al Meyer è avvenuto domenica scorsa, quando due famiglie sono atterrate a Pisa, con un volo umanitario partito dal Cairo, il terzo italiano con a bordo minori bisognosi di assistenza medica. Uno dei piccoli, nato nel 2023, aveva schegge legate ad esplosioni di guerra, probabilmente di bomba, in una gambina, nel braccio e nel cranio. L’altro, di 7 anni, presenta invece una malattia metabolica. Con loro sono saliti a 14 i piccoli provenienti da Gaza e transitati al Meyer, di cui 11 per cure mediche e 3 a seguito di fratelli e sorelle.