
Allo sfarzo, la vanagloria umana e i riconoscimenti terreni preferì l’umiltà della croce di Cristo. Portata quotidianamente con devozione e sacrificio. Una vita dedicata ai più deboli, i dimenticati, gli ultimi. I funerali di don Corso Guicciardini, celebrati ieri mattina nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore dall’arcivescovo di Firenze cardinale Giuseppe Betori, sono stati l’esemplificazione perfetta dell’eredità spirituale lasciata dall’allievo di don Giulio Facibeni. Un’eredità fatta di comandamenti semplici, comprensibili a tutti, diretti e soprattutto incentrati nella parola di Cristo. Don Corso aveva dedicato la sua esistenza terrena a uno degli insegnamenti più importanti di Gesù, quello cioè di spogliarsi degli inutili orpelli terreni, per servire gli altri. La Cattedrale era piena di fiorentini che volevano dare l’ultimo saluto a un uomo tanto buono quanto umile. Anzi, per le disposizioni anti-coronavirus, molti sono dovuti rimanere fuori dalla chiesa. Presenti, tra gli altri, gli assessori comunali Sara Funaro (con la fascia tricolore in rappresentanza del sindaco) e Alessandro Martini e il vice presidente della Regione Toscana Stefania Saccardi.
Uno dei momenti più toccanti del rito è stata l’omelia del cardinal Giuseppe Betori. "La morte è una delle prove più importanti per la fede cristiana. Nel momento di maggior dolore per l’uomo, siamo posti di fronte alla scelta tra il non senso di una vita che si annienta nella morte e accogliere l’invito a scorgere nella morte il passaggio alla vera vita, quella che il figlio di Dio morto e risorto apre a chi crede in lui. Don Corso ha dato un volto alto alla vita, ha seguito Gesù. Accogliere il Vangelo la nobilita, la rende eterna. La fede si mostra nella carità. Si rende operosa. Il potere della risurrezione di Cristo non si manifesta solo nell’aldilà, oltre la morte".
Subito dopo sono state lette due testimonianze, una del vicario generale monsignor Giancarlo Corti e l’altra di don Vincenzo Russo, dell’Opera della Madonnina del Grappa. In entrambe è emerso come sin da giovanissimo don Corso Guicciardini abbia cercato, in ogni modo, di aiutare i poveri. Magari portando loro del latte, o cercando di indirizzarli su percorsi di vita retti. E come, anche sul letto di morte, abbia sopportato senza mai lamentarsi il dolore. I resti umani di don Corso sono stati portati al cimitero di Rifredi. Dopo essersi dedicato al servizio quotidiano dei suoi fratelli, ora è tornato al Padre.
Christian Campigli