"Non è obbligatorio che sia il liceo Galileo a perdere la propria autonomia. La delibera regionale indica che la Città Metropolitana è chiamata a effettuare un solo taglio, dei 14 imposti alla Toscana dal governo, ma spetterà alla stessa Metrocittà decidere quale istituto accorpare. Abbiamo lasciato alle province e alla Città Metropolitana la libertà di scegliere gli istituti da accorpare, perché riteniamo che i territori stessi possano individuare la soluzione meno dannosa per il proprio contesto". L’assessora regionale alla scuola, Alessandra Nardini, è netta. Il futuro dello storico liceo di via Martelli dipende da quello che verrà deciso a pochi metri di distanza, all’interno di Palazzo Medici Riccardi. Da parte loro, gli ex allievi del Galileo sono più decisi che mai a dare battaglia. E invocano anche una legge speciale per salvaguardare i licei storici. "Comprendo pienamente le preoccupazioni. Ma io credo che il tema non sia la legge speciale, quanto convincere il governo a tornare indietro. Nessuna scuola, storica o meno, merita di subire un taglio. La scuola pubblica è una risorsa su cui investire, non da tagliare. Una mobilitazione più forte in fase iniziale, quando ci siamo opposti a questa norma, avrebbe potuto essere di grande aiuto. Adesso, chiediamo a tutti di comprendere la complessità della situazione e di collaborare affinché si possa trovare una soluzione che minimizzi i danni per tutti. Ogni scuola ha le proprie peculiarità e se ognuno guarda alla propria si va poco lontano. Bisogna contrastare le politiche di tagli del governo".
Quali criteri ha utilizzato la Regione per determinare il numero dei tagli nelle diverse aree della Toscana?
"La distribuzione dei tagli è stata fatta in base al numero di studenti per istituto, così da adottare un criterio oggettivo. Abbiamo escluso dai tagli le scuole situate in aree interne periferiche e ultraperiferiche, per evitare di aggravare il disagio e contribuire allo spopolamento di queste zone. Detto questo, va ricordato che in altre province toscane la situazione è ancora più complessa: alcune dovranno fare quattro, tre o due tagli quest’anno, mentre l’area metropolitana ne ha solo uno. E lo scorso anno non è stata interessata da nessun taglio".
Cosa accadrebbe se la Metrocittà non presentasse un piano di dimensionamento con il taglio richiesto?
"In quel caso, la Regione si troverebbe a dover intervenire, esercitando il potere sostitutivo. Ma se ciò avvenisse, il criterio non potrebbe che essere numerico, per evitare scelte arbitrarie da parte nostra. Questo è diverso da quanto può fare la Città Metropolitana, che ha piena libertà di scegliere quale istituto accorpare e con quale farlo, rispettando il principio che gli accorpamenti avvengano all’interno della stessa conferenza zonale e tra istituti dello stesso tipo".
Come si è arrivati a tutto questo?
"E’ il risultato di una scelta fatta dal governo nazionale, che ha imposto tagli alle autonomie scolastiche. Parliamo di tagli che riguardano tutte le regioni, anche quelle come la nostra, che in passato avevano già operato un corretto dimensionamento. Purtroppo i ricorsi della Regione Toscana non hanno avuto esito positivo. Ci siamo opposti in ogni modo, insieme ad Emilia-Romagna, Campania e Puglia, oltre che alla Flc-Cgil nazionale. Anche Upi Toscana e il Comune di Prato ci hanno sostenuto. Ma è andata male. E ora dobbiamo attenerci alla norma nazionale anche se non la condividiamo".
Elettra Gullè