LISA CIARDI
Cronaca

L’acqua nascosta di Firenze. Decine di fossi e torrenti tombati: "Via al monitoraggio costante"

Sono circa una trentina i corsi ’segreti’ che scorrono nel ventre della città ora sorvegliati speciali. Dall’Affrico al Mensola fino al fosso di Ricorboli: ecco quali sono i tratti da tenere d’occhio.

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La mappa che mostra una parte dei corsi d'acqua tombinati a Firenze

Firenze, 2 novembre 2024 – Spesso causa di allagamenti e rigurgiti, i corsi d’acqua ‘tombati’, ovvero costretti a scorrere sottoterra, restano gli osservati speciali di tante città, inclusa. A maggior ragione da quando, a giugno, il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha detto che "il fiume tombato o tombinato è una delle principali cause delle alluvioni che colpiscono il territorio italiano. Purtroppo in Italia sono centinaia e centinaia – ha proseguito -. La protezione civile, che finora è mancata su questa materia, vuole adesso un censimento per individuare possibili interventi e misure di precauzione".

D’altronde, fino a qualche decennio fa, incanalare i corsi d’acqua in condotte e tubature per costruirci sopra strada e piazze, non solo non era vietato, ma veniva considerato un ottimo escamotage per recuperare spazio e, in alcuni casi, risolvere problemi igienici o di cattivi odori.

Quando poi, in tempi più recenti, ci si è accorti di aver sottovalutato la pericolosità dell’"acqua murata", tornare indietro era ormai difficile. Ma qual è la situazione? Fra città e provincia sono una trentina i corsi d’acqua tombati, per un totale di circa 50 chilometri di reticolo. Ce ne sono di grandi e piccolissimi. Spesso vanno totalmente in secca nel periodo estivo, ma questo non attenua la loro pericolosità quando arriva una bomba d’acqua o se l’Arno in piena ne rallenta il deflusso.

In base alla legge, la manutenzione dei tratti tombati viene affidata a chi trae beneficio dalla loro realizzazione. E dato che sopra ai tombamenti si trovano soprattutto strade, giardini e piazze pubbliche, l’ente in questione è quasi sempre il Comune (a parte qualche piccolo tratto di competenza di Publiacqua o di altri enti).

Proprio Palazzo Vecchio, non a caso, ha intensificato negli ultimi mesi i controlli. "Insieme alla Direzione ambiente e in accordo con la collega Paola Galgani – spiega l’assessora alla Protezione civile, Laura Sparavigna – abbiamo avviato un monitoraggio puntuale. Le informazioni vengono inserite nel ‘Digital Twin’ del Comune, una banca dati all’avanguardia che ci permetterà d’incrociare informazioni diverse e poi studiare gli interventi possibili. Utilizzeremo lo stesso meccanismo anche per monitorare e migliorare la pulizia dei tombini, evitando accavallamenti di competenze".

Il più importante corso d’acqua interrato della città è l’Affrico che scorre coperto da viale Righi fino all’Arno: in estate è quasi sempre in secca e all’interno si trovano tracce di presenza umana, come rottami elettronici e motorini parzialmente smontati. Chiuso nel suo tratto finale anche il Mensola, che prima di sfociare in Arno ha però una porzione aperta che evita il cosiddetto ‘effetto muro’ in caso di piena del grande fiume.

Nell’elenco compaiono poi il fosso di Ricorboli e il fosso di San Gervasio che arriva da San Domenico, scende fino a viale Volta e si riversa nel Mugnone. E ancora, il Fosso dell’Arcovada, il Fosso della Lastra, il Santa Maria e il Santa Marta; il fosso del Gelsomino; quello di Gamberaia, i fossi di Carraia, di San Rocco, del Pellegrino, dell’Erta Canina e molti altri. Tutti invisibili e insidiosi: in tempi di bombe d’acqua e ‘flash flood’, una minaccia da non sottovalutare.