BENEDETTO FERRARA
Cronaca

L’addio ad Aldo Agroppi. Il mister malinconico che sapeva dire di no. Quella lite con Antognoni

L’esclusione del capitano viola gli costò la rivolta dei tifosi. Solo l’intervento di Passarella evitò il peggio. Ma lui non cambiò idea.

L’esclusione del capitano viola gli costò la rivolta dei tifosi. Solo l’intervento di Passarella evitò il peggio. Ma lui non cambiò idea.

L’esclusione del capitano viola gli costò la rivolta dei tifosi. Solo l’intervento di Passarella evitò il peggio. Ma lui non cambiò idea.

Un piede dentro, per amore. Un piede fuori, sempre per amore. Aldo Agroppi ha vissuto per il calcio col mare negli occhi e con le onde che schiaffeggiavano gli scogli, quelle che non puoi fermare, così come non puoi fermare le battute di un piombinese incapace di giocare con le parole per cercare la carezza dei potenti. Un cuore granata ritoccato di viola non può avere paura. Lavora, vince, sbaglia, paga, ammette errori, soffre, riparte, vive come ha deciso di vivere: da uomo libero. Troppo anarchico per non essere considerato un diverso nelle stanze di un mondo che si autoalimenta di ipocrisie e convenienze. Firenze per lui è stato un doppio passaggio quasi cinematografico. Credeva nei rapporti umani, diceva quello che pensava. Certo, quello era un calcio distante anni luce dalla comunicazione prefabbricata di oggi. Ci si ritrovava al bar, si litigava e poi ci si beveva su qualcosa per chiudere la storia. Di sicuro Aldo il caldo di coraggio ne aveva parecchio. Mettere in discussione Antonio l’unico 10 equivaleva a negare la perfezione del Davide di Michelangelo. E’ così che si ritrovò circondato dai tifosi lungo quei cinquanta metri che separavano lo stadio dai Campini. Volarono parole forti e qualche manata, fu Passarella a fare da scudo. E davanti al Caudillo quel mare impetuoso si placò. La sua prima Fiorentina era un mix perfetto di esperienza e gioventù. Un giovane Nicola Berti era il principe del coast to coast, Massaro una furia, Baggio il futuro crack, Galli, Passarella e Oriali quelli su cui contare, Antognoni una stella alle prese con un recupero da un brutto infortunio. Agroppi che la sera va a casa dei più giovani per controllare che rispettino gli orari. Faceva tutto lui: allenatore, padre, fratello maggiore. Bastone e carota. E se qualcuno gli faceva i complimenti per aver lanciato Berti, lui guardava il giornalista di sbieco e rispondeva col suo accento della costa ovest: "Ma che dici, è stato Berti a lanciare me". Un allenatore che non si vergognava delle sue debolezze, di quello sguardo triste che raccontava di amici perduti e di una depressione che lo aspettava sempre dietro l’angolo. La sua prima Fiorentina fu il momento magico della sua carriera di allenatore in serie A e quel quarto posto la vetta più alta della sua storia di uomo panchina. Era la stagione 85/86, era la sua grande occasione, quella presa al volo e poi strappatagli di mano da un cambio di gestione nelle stanze della società. Non era uomo malleabile, Aldo il caldo. E, in questi casi, c’è sempre un prezzo da pagare. E così andò. Anche se l’outsider di Salivoli, quello amico di Mondonico, il ragazzo che aveva pianto la morte di Gigi Meroni, era l’uomo ideale per raccontare questo mondo in tv. Cosa chiedere di più se non un allenatore capace di dire la sua verità? Di sfidare l’intoccabile Lippi su un gol annullato ingiustamente anni prima, di parlare dello strapotere bianconero, di una giustizia che non è uguale per tutti? Agroppi in tv funzionava, e intanto si faceva nemici ("E’ vero, ma ho anche tanti amici", ribatteva). Per un periodo fu chiamato anche a scrivere commenti di pallone qui su La Nazione. Ci sapeva fare e scappava via dalle frasi fatte che piacciono tanto ma non aggiungono niente. Nel frattempo arriva la chiamata dei Cecchi Gori subito dopo lo strappo con Gigi Radice. Ma laFiorentina aveva deciso di autodistruggersi. Per lui che non sopportava i giocatori con gli orecchini e un mondo che stava cambiando alla velocità della luce il gioco finì lì. Due anni prima lui allenava l’Ascoli, ma preso dalla nostalgia volle incontrare i suoi amici fiorentini. "Ragazzi, che vi devo dire. Voi siete la Fiorentina, io alleno Bugiardini…". Aldo Agroppi era un uomo vero. Era poetico e malinconico come un tramonto sul mare. L’ultimo.