L’afa brucia gli affari. Bar e ristoranti in crisi. Meno incassi e più spese. Altri due giorni da incubo

Stima di Confcommercio: calo del 30% nell’ultimo mese torrido. Confesercenti più prudente (-10%), ma ora preoccupano le bollette. "Aria condizionata tutto il giorno". Il picco dei consumi è stato il 20 luglio.

L’afa brucia gli affari. Bar e ristoranti in crisi. Meno incassi e più spese. Altri due giorni da incubo

Il caldo torrido cambia anche le abitudini dei turisti in città

FIRENZE

"Se va avanti così ci converrà regalare caffè e far pagare l’aria condizionata". La battuta di aldo Cursano, presidente di Confcommercio, per ora strappa un sorriso ma chissà che in futuro, tra notti tropicali e massime sopra i 40 gradi (anche ieri 40.2, dopo i 41,4 di lunedì, alla stazione dell’orto botanico) il ticket sul fresco non diventi davvero un business. Per ora la certezza è che l’afa, al business, fa male al punto da far calare del 30% i fatturati di bar e ristoranti, secondo una prima stima di Confcommercio. Più cauta Confesercenti, che parla di una diminuzione del 10% in queste settimane di picco, ma la conferma che il caldo "asciuga" anche i conti degli esercenti c’è tutta. E non c’è solo questo. Temperature più alte significano anche aria condizionata accesa più a lungo e quindi, a breve, bollette più pesanti per quegli stessi imprenditori che adesso devono fronteggiare la crisi degli incassi. Un doppio colpo agostano che fa boccheggiare proprio come qualche minuto di passeggiata in centro storico.

"Tra il 15 luglio e questa prima d’agosto, diciamo in corrispondenza del forte aumento delle temperature, i fatturati dei pubblici esercizi mediamente sono calati del trenta per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – sottolinea Cursano – Il gran caldo di questi giorni cambia le abitudini, spingendo i turisti a consumare più che altro bevande e pasti leggeri e disicentivandoli invece a sedersi al tavolo per fare un pasto più consistente. Questo, aggiunto alla presenza di molti visitatori mordi e fuggi, fa calare gli incassi delle nostre imprese".

Non è l’unico problema. A consumazioni ridotte si abbina un utilizzo prolungato dell’aria condizionata nei locali, accesa praticamente tutto il giorno.

"Dalla mattina fino alla chiusura nessuno si può permettere di spengerla con queste temperature – chiude Cursano – Adesso le ore di utilizzo sono di fatto raddoppiate rispetto al passato, di conseguenza rischiamo bollette maggiorate del cinquanta per cento".

Sul fronte dei costi gonfiati dal caldo anche Confesercenti non nasconde la preoccupazione. Gli ambienti riservati ai clienti devono essere costantemente refrigerati, ma bisogna pensare anche al personale: "E’ necessario un maggiore turnover per resistere a certe temperature e anche questo fa lievitare i costi", sottolinea il presidente Lapo Cantini. Più prudente la stima sulle perdite di fatturato, anche se si parla sempre di segno meno: l’associazione ha calcolato finora una riduzione del 10% degli incassi in questa prima parte di agosto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, "mentre a giugno e nella prima parte di luglio, con temperature gradevoli, gli affari sono andati bene", aggiunge il presidente di Confesercenti.

Vittime del caldo anche i mercati ambulanti. Non è difficile crederlo: passaggiare fra i banchi con 40 gradi non è invitante per nessuno. "Anche in questo caso calcoliamo una diminuzione degli affari del 10%", aggiunge Cantini.

Se non altro quest’anno non ci sarà da preoccuparsi delle possibili multe per chi tiene la porta aperta con l’aria condizionata accesa dopo le polemiche del passato. La norma non è in vigore e comunque, fra mancati incassi e maggiori spese in arrivo, c’è da scommettere che a pochi verrebbe in mente anche di sprecare.

Leonardo Biagiotti