"Prima di ogni ragionamento, occorre fare una considerazione: non possiamo pensare che le piante non cadano, quindi il rischio zero non esiste". Il presidente della Federazione degli ordini dei dottori agronomi e forestali della Toscana, Alessandro Trivisonno, è categorico nell’analizzare gli episodi di questi giorni, dal crollo del pino secolare domenica a Scandicci all’incidente di ieri mattina sulla strada comunale di Salceto a Rignano sull’Arno. "Tutto quello che facciamo – ha aggiunto – è seguire le piante, curandole in modo che al momento della caduta facciano meno danni possibile".
Esistono protocolli che le amministrazioni comunali adottano: c’è una legge che impone ai comuni sopra i 15mila abitanti di fare il censimento degli alberi. "Scandicci – ha detto Trivisonno – è uno dei pochi comuni a essere andato ancora avanti rispetto a questi obblighi, avendo un piano nel quale è stata fatta la valutazione del rischio riferito alla possibile caduta di alberi dividendo il territorio in zone dove è prioritario intervenire e zone più scariche dal punto di vista della pericolosità. Ma se i comuni si stanno progressivamente impegnando in una politica di analisi del proprio patrimonio arboreo, al momento sono pochi invece i privati che lo fanno. Sembra quasi un’assurdità, c’è l’obbligo di fare manutenzione della caldaia, ma si può non prestare attenzione all’albero di 30 metri che cresce nel proprio giardino. Di base ai privati direi che, quando nello spazio verde di proprietà si ha una pianta dai 9 metri in su, valutato che la sua caduta eventuale può raggiungere manufatti, case, strade pubbliche, è opportuno interpellare un dottore agronomo e forestale per avere valutazione della stabilità e del rischio".
Ma quali sono i problemi principali per i quali viene compromessa la stabilità degli alberi nei centri abitati? "Intanto le potature fatte male e con criteri agricoli. Questi alberi devono avere chiome ampie e fare ombra, non produrre. Per questo il taglio radicale di platani, bagolari e pini non solo è sbagliato, ma rischia anche di danneggiare le piante, creando grandi ferite che finiscono per infettarsi per l’azione di insetti o funghi patogeni. Altri problemi sono gli scavi e i lavori intorno agli alberi: far passare la fibra ottica, aprire una trincea lungo strada, fresare il manto d’asfalto, taglia radici e crea instabilità". Il problema quindi pare essere come trattiamo noi le piante, non l’adattabilità o meno delle specie. "In più non dobbiamo farci ingannare – ha concluso il presidente degli agronomi toscani – la salute della pianta, la vigoria della chioma è scollegata dalla stabilità. Per questo su piante di grandi dimensioni si indagano le radici e ci sono anche prove di trazione, con dei sensori applicati al colletto che sullo spostamento del tronco sono in grado di far capire il livello di stabilità dell’apparato radicale".
Intanto ieri a Scandicci l’amministrazione ha dato il via a un controllo dei parchi e dei giardini in città dopo l’allerta vento. Si contano ancora i danni prodotti dal pino caduto su via Burchietti.
L’amministrazione ha confermato che il giardino era chiuso al pubblico dal 2019 per motivi di sicurezza legati alle radici che avevano creato sconnessioni sulla pavimentazione. L’ultima verifica sul pino è stata fatta, secondo quanto detto dalla sindaca Sereni, nel dicembre 2023; nel 2024 sono stati fatti i lavori di semipedonalizzazione nell’area e, oltre al nuovo manto stradale, in quel punto su via Aleardi è stata interrata dopo uno scavo anche una batteria di cassonetti.
Ieri è stato anche il giorno delle polemiche, con le opposizioni che hanno chiesto all’amministrazione di accertare cause e responsabilità di questo crollo che avrebbe potuto finire in tragedia.
Fabrizio Morviducci