
Cristina Vannini, direttrice dell’Albergo popolare di via della Chiesa
FIRENZEAccoglie chi ha perso tutto: una casa, un lavoro, spesso anche una famiglia. L’Albergo Popolare di Firenze compie 120 anni, ma resta ancora oggi un punto di riferimento. "Ospitiamo fino a 230 persone, che è la capienza massima della struttura – spiega Cristina Vannini, direttrice dell’Albergo Popolare, gestito dal Comune in coprogettazione con la cooperativa Di Vittorio – La maggior parte sono stranieri, tra i 45 e i 50 anni, ma non mancano gli italiani: uomini e donne che hanno perso il lavoro, si sono separati o non hanno più una famiglia alle spalle". Qui arrivano ogni giorno persone diverse, accomunate dalla necessità di un tetto sopra la testa. "Ci sono anche lavoratori che non possono permettersi un affitto – racconta Vannini – Non tutti restano a lungo: in alcuni casi l’accoglienza dura 15 giorni, in altri due o tre anni, a seconda del progetto costruito insieme agli assistenti sociali". Non si tratta solo di ospitalità. L’obiettivo, spiega la direttrice, è quello di restituire alle persone la possibilità di una vita autonoma. "Lavoriamo molto sull’inserimento e sull’integrazione. Quando è possibile, aiutiamo gli ospiti a conoscersi tra loro e magari a condividere una casa. Spesso da qui nascono convivenze, con persone che dividono l’affitto".Accanto ai percorsi personalizzati, l’Albergo Popolare offre anche una serie di servizi, dalla pronta accoglienza notturna fino ai percorsi di seconda soglia per chi è già parzialmente autonomo. E se la presenza di una struttura così grande in Oltrarno potrebbe far storcere il naso a qualcuno, la realtà raccontata da Vannini è diversa: "Mi rendo conto che la presenza dell’Albergo Popolare può essere considerata ingombrante, ma non abbiamo mai avuto problemi di convivenza. Anzi, l’Oltrarno ci ha accolto bene. C’è molta solidarietà". Un legame che passa anche attraverso le storie. "Penso a Ciro che era stato praticamente adottato dal quartiere. Era ben voluto da tutti".
Rossella Conte