L’allenatore in campo. Il ricorso del Pontassieve: "Vittoria a tavolino o ripetizione della gara"

Il gesto del tesserato del Subbiano "mette in pericolo il merito sportivo". C’è anche l’ipotesi dell’errore tecnico: "L’arbitro doveva fischiare rigore".

L’allenatore in campo. Il ricorso del Pontassieve: "Vittoria a tavolino o ripetizione della gara"

Il gesto del tesserato del Subbiano "mette in pericolo il merito sportivo". C’è anche l’ipotesi dell’errore tecnico: "L’arbitro doveva fischiare rigore".

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Una sconfitta a tavolino per "fatti o situazioni che abbiano influito sul regolare svolgimento di una gara" o, in alternativa, la ripetizione della gara per errore tecnico dell’arbitro che, per il “fallo“ dell’allenatore del Subbiano sull’attaccante del Pontassieve lanciato a rete, avrebbe dovuto fischiare un calcio di rigore, non “solo“ una punizione, oltre al rosso al tecnico.

Sono queste le due diverse prospettive ipotizzate nel reclamo, presentato dal Pontassieve, dopo i fatti di domenica scorsa, quando, nel match del campionato di Promozione (terminato 0-0), l’allenatore della formazione aretina, Guidotti, è entrato in campo e ha sgambettato la punta biancoazzurra Bourezza che, palla al piede, correva in solitudine verso la porta ospite. Il tutto documentato da un video diventato virale.

La principale motivazione, argomentata per conto della società del presidente Sebastiano Giusti dall’avvocato Fabio Giotti, esperto di diritto sportivo, è quella che punta a punire il Subbiano con la sconfitta per la "straordinaria gravità del fatto" che si è consumato intorno al 45esimo della prima frazione di gioco della prima giornata del girone C. Quando, anche se solo per un istante, i fiorentini si sono trovati un dodicesimo avversario di fronte.

"Un allenatore che con gioco in svolgimento esce dall’area tecnica, entra in campo per diversi metri, affronta un calciatore della squadra avversaria con la palla al piede e lo stende impedendogli di continuare l’azione, crea un corto circuito nello svolgimento della gara in relazione alle norme che la disciplinano, e che disciplinano anche i ruoli dei calciatori ed allenatori, talmente deflagrante da dover necessariamente esigere un intervento adeguato degli organi di giustizia sportiva che non si può certo limitare a sanzionare con una squalifica l’autore di tale gesto".

Il Pontassieve chiede una pena esemplare affinché tale gesto non sia emulato. "Siamo fermamente convinti che quanto accaduto sia in grado oggettivamente di mettere in serio pericolo il principio del merito sportivo perché anche il fallo di gioco fa parte della gara, ma lo devono commettere i calciatori autorizzati a stare in campo e non l’allenatore avversario o un altro componente della panchina che interviene per tappare un buco nella sua difesa, non essendo questo mai concepibile ed ammissibile".

"Se tale gesto dovesse comportare solo la squalifica dell’autore - prosegue il club - significa che in momenti topici di una gara chiunque potrebbe pensare di entrare in campo, interrompere un’azione avversaria e così salvare la propria squadra da un gol avversario o da un’azione che lo potrebbe determinare, con conseguenze direttamente collegate al risultato finale di una gara e ciò sarebbe la negazione del merito sportivo".

L’ipotesi in subordine della ripetizione della gara, si sostanzia in un presunto errore dell’arbitro nella sanzione applicata della punizione: secondo l’interpretazione del legale del Pontassieve della regola 3 del Regolamento, sulla presenza degli estranei in campo, se il soggetto che compie il “fallo“ è un tesserato abilitato a stare in panchina, tale comportamento va punito con il rigore. La parola va dunque al giudice, che deciderà fra qualche settimana e questo comporterà quasi certamente un congelamento del risultato. Nel bollettino di oggi della Figc, invece, è probabile che venga comunicato la sanzione inflitta al tesserato del Subbiano.