
Mor N’Diaye si faceva chiamare Marco, è nato a Genova nel 1984
Un secondo profilo Instagram congelato nel 2016. Tante foto per pochi mesi: ogni immagine è un tassello di vita di Mor N’Diaye. Della prima vita. Quella di Genova, dove è nato nel 1984 e ha passato infanzia e adolescenza. E dalla quale è partito con destinazione Firenze. Feste in discoteca, abbracci e sorrisi con gli amici, cene e pose senza camicia. Ma soprattutto un nome diverso: ’Marco’ N’Diaye. Era conosciuto così da tutti: in città e nel quartiere dove viveva, la Molassana.
Un nome che il 45enne di origini senegalese ha fatto scomparire una volta arrivato in Toscana, perché legato ai suoi tanti trascorsi con la giustizia. Basta infatti digitare il suo nome, quello adottato a Genova, per trovarsi davanti un muro di articoli (e sue foto) che rimandano alle vicissitudini del 41enne.
Svariati i precedenti dell’uomo, in particolare per rapina. N’Diaye ha alle spalle anche numerosi casi di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Anche se a spiccare fra il mare di reati, c’è un caso su tutti al quale il suo nome è legato. Un caso di sangue che lo ha portato a una condanna, confermata anche in Cassazione nel 2019, per detenzione illegale di arma da fuoco.
Quel passato così lontano, si va ad aggiungere a quello più recente. Il 41enne di origini senegalesi era infatti finito ai domiciliari dopo aver seminato il panico all’esterno dello Strizzi Garden, locale di Novoli molto frequentato soprattutto nel fine settimana. Lì, una decina di giorni fa, la sera di venerdì 4 aprile, è entrato con foga nel locale, afferrando per il collo e trascinando fuori con sé un giovane, suo conoscente, e facendolo salire nella sua auto con la forza. N’Diaye, a quanto pare, era già noto alle forze dell’ordine e conosciuto nell’ambiente della movida, perché il buttafuori del locale si è allarmato alla sua vista, a maggior ragione di fronte a quella scena. Insospettito, si è avvicinato per capire cosa stesse accadendo tra i due, ma N’Diaye, di tutta risposta, gli ha puntato una pistola (che si sarebbe poi rivelata una scacciacani) alla testa, per poi salire a bordo dell’auto e scappare verso viale Redi. Tutto sotto lo sguardo dei clienti radunati all’esterno. "Un episodio fuori dall’ordinario - commenta il titolare della società che si occupa della sicurezza del locale -. Era un’avvisaglia".
È stato lo stesso vigilante ad allertare le forze dell’ordine e a segnalare la targa. A quel punto le volanti della polizia si sono messe sulle tracce del veicolo, rintracciandolo poco dopo nelle vicinanze del parco delle Cascine. N’Diaye a quel punto era da solo. Alla vista degli agenti, stando alla ricostruzione, ha opposto resistenza, tentando più volte di scappare a piedi per il parco.
In auto, oltre alla pistola, quella sera sono saltate fuori più di 18 dosi di cocaina, nascoste dentro una torcia. Del giovane, 24enne di origini brasiliane, trascinato via dal locale poco prima, nessuna traccia. Stando alla ricostruzione della polizia, i due si conoscevano e avevano trascorso la serata insieme fino a quel momento. Poi la discussione, il viaggio in auto e infine la richiesta di soldi, 200 euro in contanti, prima di poter scendere dall’auto.
Pie.Meca.