
L’ambasciatore britannico a Firenze "Ma il Consolato non può riaprire"
di Erika Pontini
La lingua italiana l’ha imparata perfettamente proprio a Firenze "e dove altro se non nella terra di Dante?" scherza l’ambasciatore britannico in Italia Lord Edward Llewellyn, rappresentante diplomatico dal febbraio 2022, proprio nei giorni dello scoppio della guerra Russia-Ucraina. In città per la sua quinta visita per il compleanno del re, Carlo III ha visitato la redazione de La Nazione. "Firenze è una città che il nostro re ama, come tanti britannici. Abbiamo legami culturali e commerciali che risalgono nel tempo e si perpetuano. Basta vedere i numeri dei turisti".
Ambasciatore, a due anni dalla entrata in vigore la Brexit che effetti ha avuto nel rapporto con l’Europa?
"La decisione di uscire dall’Unione europea è stata presa quasi 7 anni fa, ma il mio Paese rimane europeo: ne condividiamo i valori: dalla guerra in Ucraina alla sicurezza".
Nessun cambiamento?
"Ovviamente ce ne sono ma vorrei sottolineare che il Regno Unito resta un Paese aperto, siamo orgogliosi di avere tanti italiani da noi, anche nelle nostre università, come ricercatori, nei campi della scienza e dell’economia. E noi britannici amiamo l’Italia. Si vedrà quest’anno con l’ondata di turismo".
Il Consolato britannico a Firenze ha chiuso nel 2011 ritiene che si potrà riaprire?
"In Italia i consolati sono a Roma e a Milano e non ne sono previsti altri: a Firenze siamo presenti con il British Institute, una realtà importante. E il nostro re ha un legame speciale con la città perché lui ama l’Italia, ama Firenze e ha ricevuto le chiavi della città e il premio Uomo del Rinascimento".
La Regina che eredità che ha lasciato?
"Per noi britannici e per il mondo intero era un personaggio storico, iconico, il simbolo del senso del dovere al servizio del suo Paese. E’ stata regina per settant’anni in cui il Regno Unito e il mondo sono profondamente cambiati e lei ha sempre saputo gestire i cambiamenti".
Un suo ricordo particolare?
"Il suo discorso durante la pandemia: lo terminò citando la canzone “We’ll meet again” (‘Ci rivedremo ancora’) della Seconda guerra mondiale, un legame fra il presente e il passato. Un’altra sfida di un’altra guerra che abbiamo superato. Ma a livello personale ricorderò sempre il suo sorriso, quell’intelligenza che aveva negli occhi".
Il mondo ha seguito l’incoronazione di re Carlo: segno che ancora oggi la monarchia inglese rappresenta l’identità del suo Paese e un simbolo internazionale…
"La nostra monarchia resta un simbolo del nostro Paese. L’incoronazione di re Carlo III non era la stessa cerimonia di settant’anni fa, il mondo è cambiato, il Regno Unito è cambiato".
Meredith Kercher, la studentessa uccisa a Perugia, resta un giallo. Nel Regno Unito come è stata vissuta? Si è persa fiducia nella giustizia italiana?
"E stata una tragedia, per la famiglia di Meredith Kercher ma anche per la Gran Bretagna. Per me è stata molto toccante la visita a Perugia, nei giorni scorsi, all’Università per stranieri (la stessa che frequentava Mez, ndr)".