Stefano
Grifoni
Non di rado può accadere che mentre siamo completamente assorti nei nostri pensieri, insoddisfatti di ciò che facciamo e decisi a cambiare un lavoro o una professione che ci ha ormai esaurito o deluso, cerchiamo di aprire e idealmente percorrere nuove strade e nuove prospettive. Questo perchè spesso pensiamo di meritare qualcosa di più. Fino a che punto possiamo sostenere di meritare di più ? Forse grazie ad un giudizio al rialzo di sè stessi. In questo caso cambiare assume il significato di sentirsi superiori al ruolo attualmente coperto, impastando il ragionamento con l’ insolenza, l’ arroganza e la prepotenza. Qualcuno può pensare che il cambiamento sia a lui dovuto fino ad arrivare ad anticipare e supporre il prefigurarsi come vera una cosa prima che lo sia o prima che se ne abbia un reale riscontro Facile restare intrappolati nel ciclo del meritare di più, tanto facile quasi come essere frustrati dal non riuscire a possedere quello che si crede di meritare anche se non si sa il perché lo meritiamo .Questo atteggiamento ambizioso e indisponente consegue alla opinione in eccesso che si ha di sé pensandosi più di quello che si è in realtà. La supposizione è figlia della ignoranza, frutto di un vero turbamento emotivo e nasce dalla eccessiva fiducia nelle proprie capacità priva di oggettivo riscontro. I meccanismi di autopromozione promossi da questo pensiero finiscono con il rasentare il ridicolo. Qualcuno ha detto che “il colmo del ridicolo è che basti credere di meritare una cosa per ottenerla”. Questo modo presuntuoso di essere è la nostra malattia, una malattia che porta al rifiuto del giudizio che altri possono esprimere su di noi senza una costruttiva forma di relazione.