COSIMO CECCUTI
Cronaca
Editoriale

L’amicizia con gli Usa

Il consolato Usa di Firenze

Il consolato Usa di Firenze

Firenze, 15 aprile 2025 – Gli ottanta anni dalla fine della II Guerra Mondiale richiamano il ruolo fondamentale avuto dagli americani nella Liberazione. Intensa in questi giorni di celebrazioni l’attività del Consolato statunitense a Firenze, autentica istituzione, operativa sulle rive dell’Arno da oltre 200 anni: da quell’agenzia commerciale aperta nel 1819 con il consenso di Ferdinando III per agevolare i rapporti economici dei cittadini americani nella capitale del Granducato. Dai primo decenni dell’800 Firenze diveniva meta del grand tour, ed erano sempre più numerosi gli americani che si fermavano a lungo decidendo, spesso, di restarvi per sempre. Un solo nome per tutti: Bernard Berenson, arrivato a Firenze nel 1890 e rimastovi fino alla morte. Il più profondo conoscitore del Rinascimento italiano, consulente dei collezionisti, protagonista nella ricostruzione della città ferita dalle distruzioni dei tedeschi intorno al Ponte Vecchio nel 1944. La sua villa I Tatti è oggi uno dei maggiori centri internazionali di specializzazione in storia dell’arte.

Il Consolato USA a Firenze ha competenza, oltre alla Toscana, sull’Emilia Romagna (tranne Parma e Piacenza) e sulla Repubblica di San Marino. Oltre 70 Università americane operano nel distretto con 19.000 studenti frequentanti i corsi nell’arco dell’anno. I residenti statunitensi sono 85.000. A San Marino il 10% della popolazione ha la doppia nazionalità, sammarinese-Usa, ovvero tremila persone. Nel territorio curato dal Consolato fiorentino lavorano 400 aziende americane con 45.000 persone impiegate, di cui 5.000 nella sola Baker Hughes. Numerosi gli investimenti di imprenditori toscani negli Stati Uniti, fra i quali Menarini e Sofidel: quest’ultima ha investito oltre un miliardo di dollari oltre Oceano lo scorso anno e vi impiega 3.600 dipendenti. La Eli Lilly produce a Sesto farmaci innovativi esportati in tutto il mondo, specie per combattere il diabete. Per non parlare dei quasi 4 milioni di turisti in visita ogni anno nelle città di riferimento. I rapporti economici, oltre ai valori della tradizione e della storia, confermano il senso di appartenenza degli americani verso la nostra città. Direi la loro fiorentinità.