"È necessario mettere in atto tutte le azioni utili a contenere le emissioni inquinanti, ma senza dimenticare che la mobilità è un diritto dell’individuo. Per questo, ai provvedimenti coercitivi vanno accompagnati sempre incentivi e interventi di supporto". A pensarla così è la direttrice dell’Aci di Firenze, Alessandra Rosa, che traccia anche una mappa della mobilità in città e in provincia.
Qual è la situazione al momento?
"Gli ultimi dati sono aggiornati al 2021 e indicano che il totale del parco circolante a Firenze e provincia, facendo riferimento alle sole autovetture, è di 793.833 mezzi, su una popolazione di poco più di un milione di persone. L’eventuale provvedimento di cui si parla in questi giorni interesserebbe le vetture Diesel Euro 5, immatricolate dal 2009 in poi, che sono circa 60mila, ovvero il 7,5% del parco circolante in provincia. Di queste, circa 17.000 fanno riferimento alla sola città di Firenze. Si tratta quindi di un numero importante di veicoli".
Quali altre vetture troviamo fra città e provincia?
"Le vetture Euro 0, 1, 2, 3 e 4 sono ancora circa 75mila, sempre in base ai dati del 2021. Le auto elettriche risultano essere, alla stessa data, 7.292, di cui 5mila a Scandicci, dove ha sede una primaria società di noleggio a lungo termine. Le auto ibride a benzina sono 35.887, le auto ibride diesel infine si attestano a 5.848. Ogni analisi è, comunque, effettuata per difetto, considerato che nel comune di Firenze quotidianamente transitano molte auto provenienti da fuori provincia, con un’incidenza importante dell’intera piana fra Prato e Pistoia".
Qual è la posizione di Aci a proposito di un eventuale stop ai diesel Euro 5?
"Ribadisco che non possiamo che concordare sulla necessità di contenere le emissioni con provvedimenti mirati. Però le persone hanno diritto alla mobilità e non tutte le esigenze si soddisfano con il trasporto pubblico. Il parco auto italiano è tra i più vecchi d’Europa e quindi tra i più inquinanti e meno sicuri, ma gli interventi di limitazione non possono essere troppo radicali. Obblighi e divieti vanno sempre accompagnati con interventi di supporto al ricambio del mezzo privato, in modo da bilanciare i potenziali effetti di esclusione sociale, che altrimenti nascerebbero a danno dei meno abbienti. Andrebbero infine evitate quelle norme ambigue che, incentivando il mantenimento in uso delle auto vecchie, ma non di reale interesse storico e collezionistico, producono effetti opposti a quelli auspicati".
Negli ultimi anni si è puntato molto sull’elettrico, cosa ne pensa?
"È una strada utile, ma non deve essere l’unica. Crediamo che puntare solo sull’elettrico, in questo momento, rappresenti una scelta un po’ di discriminante soprattutto verso le fasce di popolazione con minor disponibilità economica. Si tratta infatti di auto che hanno ancora condizioni d’accesso complicate sia per il costo che per le modalità di utilizzo. Un ostacolo importante è la possibilità di ricarica, che di fatto fa sì che le auto elettriche siano una strada percorribile soprattutto da parte di chi ha giardini e garage di proprietà. Non è un caso se a Bruxelles si è deciso di spostare lo stop alla produzione di motori endotermici al 2035, tenendo conto proprio degli ostacoli di una possibile transizione. Crediamo che anche le amministrazioni regionali e comunali debbano tenerne conto".
Lisa Ciardi