DUCCIO MOSCHELLA
Cronaca

La Pira proclamato Venerabile. La gioia di Betori: «Cristiano vero»

Il sindaco Nardella: «Grande notizia che Firenze aspettava da tempo»

I giovani delle associazioni lapiriane in piazza San Pietro

Firenze, 6 luglio 2018 - Per i fiorentini Giorgio La Pira, professore di diritto romano, padre costituente, parlamentare, sindaco di Firenze per quasi due decenni dal ’51, è Santo fin dal giorno della sua morte, il 5 novembre del ’77. «Il Signore mi chiamerà a Sé, nel “Sabato senza Vespri: in quel giorno unico e benedetto che non conosce tramonti”, aveva scritto nel ’45, dimostrandosi profeta anche in questo e non solo per essere stato apostolo della non violenza e del disarmo, povero tra i poveri di Firenze, testimone luminoso con i grandi della terra.

Ieri, con il decreto firmato da Papa Francesco che ne riconosce le “virtù eroiche”, il Professore viene proclamato Venerabile. E’ quell’accellerazione del processo canonico che il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori, aveva auspicato nella sua relazione all’ultima assemblea del clero, giovedì 14 giugno. Martedì scorso la Congregazione delle Cause dei Santi aveva esaminato e dato parere positivo alla “Positio super virtutibus” e poi sottoposto il decreto alla firma del Pontefice per il giudizio definitivo. Ieri la ratifica nel corso dell’udienza con il prefetto della Congregazione, il cardinale Angelo Amato. Dal 9 gennaio ’86, apertura della fase diocesana della Causa, a ieri, si è compiuto un altro passo, stavolta probabilmente decisivo, perché La Pira diventi Beato.

Un tempo forse più lungo del previsto, in parte fisiologico per la quantità enorme di scritti e documenti lasciati dal Professore, e in parte per una certa diffidenza nei suoi confronti durante il pontificato di Giovanni Paolo II per via dei suoi contatti nel segno del dialogo con il mondo comunista.

Adesso, però, si è giunti a un punto fermo, che i giovani delle associazioni lapiriane fiorentine, dell’Opera per la Gioventù, del Centro studenti e della Fondazione, aspettavano fin da quando avevano sventolato lo striscione “La Pira sindaco santo subito” sotto gli occhi di Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 21 ottobre 2014; del resto per il terziario domenica Fra Raimondo, questo e altro. Ora è gioia grande per tutti, a cominciare dall’attuale postulatore generale domenicano padre Gianni Festa e dall’arcivescovo Giuseppe Betori, che della Congregazione delle cause dei Santi è membro: «Questo riconoscimento colma tutti di gioia, in quanto sancisce di fronte a tutta la Chiesa universale quanto i fiorentini hanno riconosciuto nel loro sindaco già nel corso della sua vita. In lui - dice il cardinale - abbiamo incontrato un cristiano vero, che in tutta la sua vita si è lasciato guidare solo dal Vangelo. Ancorato a un pensiero illuminato dalla fede, egli ha elaborato una visione coerente, che ha lasciato tracce indelebili nei principi fondamentali della Costituzione. In questo orizzonte egli si è speso con impegno generoso nella vita sociale e politica, avendo a cuore soprattutto i poveri e la pace. Giorgio La Pira resta per Firenze un imprescindibile riferimento ideale e un richiamo esigente alla sua missione di “città posta sul monte”, come egli amava ripetere. Espressione alta di vita laicale, La Pira rifulge anche per fedeltà senza incertezze alla Chiesa e ai suoi pastori».

Ieri era anche il 57° anniversario della prima Giunta La Pira e da Palazzo Vecchio arriva il commento del successore, Dario Nardella: «È una grande notizia per Firenze, che la nostra comunità civile e religiosa aspettava da tempo. Comincia ora un percorso importante che porterà a riconoscere, mi auguro, la beatificazione del ‘Sindaco Santo’, confermando il grande rilievo della vita, delle azioni e dell’esempio di Giorgio La Pira. Ringrazio il cardinale Betori per la pazienza e la costanza che ha mostrato nel seguire fin dall’inizio questo cammino».

Padre Gianni Festa, postulatore generale dell'Ordine Domenicano, segue da tre anni la causa di Beatificazione di Giorgio La Pira

Quale è il ruolo del postulatore in una causa di beatificazione e quale è stato il suo in questa specifica causa?

"Il Postulatore di una causa di beatificazione o canonizzazione è una figura giuridica nominata dall’Attore di una causa specifica con il fine di rappresentarlo davanti alle autorità competenti. Da quando sono stato nominato Postulatore Generale dell’Ordine Domenicano, ovvero tre anni fa, posso attestare che il giudizio diffuso sulla santità in vita e dopo morte di Giorgio La Pira è unanimemente positivo, ed è altresì molto vivo il desiderio di un gran numero di fedeli di vederlo presto elevato agli onori degli altari. Tutti sappiamo quanto sia importante per la società odierna e in particolare per le nuove generazioni, avere dei punti di riferimento o dei modelli di esistenza cristiana ai quali possono ispirare la propria condotta di vita. Il Servo di Dio è stato un laico membro del Terz’Ordine domenicano, professore universitario, attivo nella vita politica, sindaco di Firenze, grande costruttore di pace e di “ponti” che uniscono, etc. Credo che la Chiesa necessiti urgentemente, oggi più che mai, di una figura come La Pira che affermi la verità di come sia possibile e realizzabile restare fedeli al Vangelo e operare a favore del bene comune mediante lo strumento dell’educazione e dell’attività politica. La Pira, devo aggiungere, non è l’unico politico di cui è stata avviata la causa: penso a De Gasperi e a Robert Schuman. Ma in questi due casi l’iter si è fermato. Ultimamente ho ricevuto l’incarico di occuparmi della causa di Aldo Moro, che fu amico, sodale negli studi e nella vita politica di Giorgio La Pira, anche se tra loro ci furono diversità di vedute e di pensiero. Com’è direi prevedibile e fisiologico in qualsiasi rapporto umano. Comunque il portare avanti la causa del Servo di Dio è stato per me davvero un onore".

Dalla richiesta di introdurre la causa di beatificazione fino al decreto, che iter ha seguito questa causa. Ci sono stati degli elementi particolari, da sottolineare?

"L’iter della causa è iniziato 35 anni fa ed ha avuto diverse fasi. I primi passi per avviare l’iter Canonico vennero fatti il 22 ottobre 1983 quando l’Istituto dei “Missionari della Regalità di Cristo”, agendo nella qualità di Attore della Causa, nominò come Postulatore Fra Antonio Cairoli OFM. Qualche mese più tardi si costituirono come co-Attori il Convento domenicano di San Marco di Firenze e la Fondazione La Pira che a loro volta nominarono Postulatore Fra Innocenzo Venchi op, allora Postulatore Generale dell’Ordine dei domenicani. Il 6 ottobre 1984 i due Postulatori scrissero e firmarono il supplex libellus rivolto al Cardinale Silvano Piovanelli, di venerata memoria, allora Arcivescovo di Firenze per l’introduzione della Causa; la domanda venne accettata dal Presule il 4 gennaio 1986 ed il 9 gennaio del medesimo anno venne costituito il Tribunale. Durante l’inchiesta Diocesana si celebrarono 256 sessioni, l’ultima dei quali si tenne in data 4 aprile 2005. Dopo che il materiale dell’inchiesta Diocesana fu presentato a Roma, come da prassi, l’allora postulatore generale fra Vito T. Gomez op, inoltrò la consueta richiesta alla Congregazione delle Cause dei Santi per l’esame giuridico della documentazione. Finalmente la Congregazione emise il decreto della validità giuridica il 24 ottobre 2007. Da quel momento in avanti la Postulazione Generale dell’Ordine si mise al lavoro per la redazione della Positio sulla vita, virtù, fama di santità e di segni del Servo di Dio. Un lavoro che è si è esteso per circa dieci anni; ma, grazie al lavoro sagace e scientificamente impeccabile dello storico prof. Ulderico Parente, collaboratore esterno, siamo riusciti a presentare la Positio alla Congregazione per poter sottoporla all’esame dei consultori teologici e poi presentarla alla consulta dei vescovi e cardinali. La causa, mi sento in dovere di affermare, ha avuto un iter molto lineare e non ha trovato particolari difficoltà. Ogni qualvolta che sono sorte delle domande di chiarimento da parte nostra o della Congregazione, abbiamo sempre trovato ottima e pronta collaborazione dall’ambiente fiorentino: dai pastori che si sono succeduti sulla cattedra episcopale fino ai responsabili della Fondazione La Pira e ai confratelli domenicani fiorentini. Il fatto che la redazione della Positio sia durato parecchi anni si può benissimo spiegare con l’immane documentazione di fronte alla quale ci si è trovati e con la complessità e lo spessore della figura di Giorgio La Pira. Alla fine, tuttavia, siamo riusciti a presentare un ottimo lavoro grazie ai quali i consultori teologi, i vescovi e i cardinali hanno potuto avere tutto l’agio possibile e immaginabile per procedere alla disamina della vita, virtù, fama di santità e di segni del Servo di Dio".

La Congregazione delle Cause dei Santi ha quindi esaminato e dato parere positivo alla Positio super virtutibus insieme alla Relatio et vota e la Causa è stata riferita al Sommo Pontefice che ha emesso la sentenza finale sulla santità del Servo di Dio. Con questa il Papa ha riconosciuto ufficialmente che il Servo di Dio Giorgio La Pira ha seguito più da vicino l’esempio di Cristo attraverso l’esercizio eroico delle virtù e pertanto può finalmente essere proposto all’imitazione dei fedeli con il titolo di Venerabile.

Il suo ruolo le ha consentito di verificare direttamente la fama di santità di La Pira. Può illustrare qualche particolare in proposito che lo ha colpito, anche in relazione alla devozione accertata a questo Servo di Dio.

"Il ruolo che rivesto, seppure da pochi anni, solo tre, mi ha decisamente posizionato nella oggettiva opportunità di indagare e verificare la fama di santità del Prof. La Pira. Un particolare che immediatamente balzò all’evidenza della mia riflessione fu il cogliere, con estremo nitore, come nella sua vita non si fosse mai verificato una scissione o, peggio, una contrapposizione tra la propria identità, interiorizzata e vissuta con naturalezza, di discepolo di Gesù Cristo e il ruolo pubblico, politico e intellettuale che negli anni della sua esistenza ha dovuto rivestire. Ciò è possibile verificarlo in modo molto “empirico” andando a leggere la sua sterminata bibliografia: scritti ufficiali e discorsi, libri, articoli, note, lettere indirizzate a molteplici personaggi del suo tempo, interventi accalorati come, per esempio, quelli che pronunciò in occasione dei referendum sul divorzio e sull’aborto. Possiamo attestare che tutti i suoi scritti riflettono una costante ricerca della verità attraverso la meditazione costante della Sacra Scrittura, dei santi Padri, di San Tommaso d’Aquino e del Magistero della Chiesa. Grazie ad essi il Servo di Dio giunse alla convinzione che i grandi sogni dell’uomo quali la pace, l’unità dei cristiani e dei popoli, la costruzione di civiltà “umane” sono come dei segni premonitori della seconda venuta di Cristo (da qui una malaccorta lettura “millenaristica” del suo pensiero). Oltre che in vita i segni della sua “santità” si videro con particolare accento dopo la sua morte. Durante i suoi funerali vi fu una oceanica partecipazione di persone, umili e potenti, che si raccolsero con grande devozione e profondo raccoglimento. Da quel momento in avanti non è mai mancato il desiderio di poterlo vedere come un modello di santità cristiana. Innumerevoli località gli hanno dedicato strade, scuole, associazioni, organizzato convegni, etc. Dopo che il suo corpo venne traslato dal cimitero fiorentino alla Basilica di san Marco in Firenze il 5 novembre 2007, fedeli di qualsiasi ceto sociale si recano spesso a pregare sul suo sepolcro, ed esternare le loro preoccupazioni di vita e invocare l’intercessione del Servo di Dio per le loro varie necessità".

Ha scoperto aspetti inediti o poco conosciuti?

"È sempre delicato parlare di aspetti inediti o poco conosciuti, perché si rischia di entrare nel sacro ambito della coscienza. Durante le fasi dell’inchiesta diocesana, sono emersi diversi aspetti e caratteristiche, diciamo “privati” della sua personalità, grazie alla testimonianza di persone che lo hanno conosciuto e che sono state chiamate, per questo, a deporre davanti Tribunale. Dalla lettura delle escussioni si può evincere, per esempio, come il Servo di Dio fosse pienamente convinto che l’umanità è guidata dalla Provvidenza, e che in ogni evento, piccolo o grande, epico o umile, egli cercava di discernere sempre i segni della presenza divina. Nella sua vita Dio aveva il primato su tutto perché è solo Lui – era solito dire il Servo di Dio - che gli poteva garantire la piena libertà che lo portò alla sua ferma detestazione del peccato. La sua identità di “povero cristiano”, un’identità, direi, francescanamente percepita, si manifestava concretamente nella sua povertà effettiva: il Servo di Dio lungo tutta la sua vita è stato sempre lontano dall’attrazione per i beni materiali e mondani. Risulta, infatti, da innumerevoli testimonianze come egli si limitasse alla gestione di poche cose personali necessarie, e si diceva, addirittura, che “non possedesse praticamente nulla” e facesse di tutto per rinunziare a tutto quanto fosse “superfluo”, in modo da poter avere qualcosa in più da dare ai bisognosi. Infine, merita un ricordo il seguente episodio. Una volta mentre si trovava in libreria aveva chiesto ad un suo vicino del denaro in prestito da poterli dare in elemosina ad una persona che gli stava chiedendo la carità. Quale candido ma persuasivo esempio di distacco e di noncuranze dei beni di questo mondo! Vengono in mente le parole di Gesù: “Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano” (Mt 16,9)".

Dallo studio che ha fatto che descrizione può fare della profondità spirituale di La Pira

"Possiamo affermare che le fonti principali che hanno formato la spiritualità di La Pira sono tre: la Sacra Scrittura, il Magistero della Chiesa e gli scritti di san Tommaso d’Aquino. Quest’ultimo è l’autore in assoluto più citato e rappresenta un punto di riferimento costante tanto che spesso lo definiva “una luce sicura”, in particolare quando lo utilizza in ordine alla fondazione di quella categoria di “persona umana” che è al centro della sua riflessione politica e che lo colloca a pieno titolo nell’ambito della grande tradizione dell’umanesimo cristiano. Il soggiornare del Servo di Dio presso la comunità domenicana di San Marco gli diede il modo, l’agio e l’opportunità di affrontare ed approfondire le opere di Tommaso d’Aquino. Il Dottore Angelico non fu solo il grande e universale teologo che tutti conosciamo, ma fu anche un filosofo innovatore che, sulla scia della riscoperta delle opere aristoteliche, diede enormi contributi alla filosofia politica seguendo ed approfondendo gli insegnamenti di Aristotile sulla materia. Un pensiero così di qualità e abbagliante per la forza argomentativa non poteva sfuggire ad un uomo colto e politico, amante della società nella quale viveva, quale era Giorgio La Pira".

Inoltre, è noto l’affetto e l’attenzione che nutriva per le religiose contemplative: lo dimostra la raccolta di lettere indirizzate ad alcune di esse (cfr. Lettere alle claustrali). Ma questo affetto e questa benevolenza non sgorgavano solo dal temperamento affettivo e paterno del Nostro, no, io credo che La Pira avvertisse dentro di sé una sorta di consanguineità vocazionale con le contemplative. Voglio dire che egli stesso era un contemplativo. Anzi mi spingerei più avanti nel dire che era un mistico. Mi piacerebbe dare questa definizione del Servo di Dio (ma non so se sia già stata inventata!): un mistico prestato alla politica. Se è vero che il vertice della vita mistica, secondo san Tommaso, è la perfezione della carità raggiunta grazie all’azione dello Spirito Santo, dei suoi doni e alla nostra collaborazione, ebbene La Pira fu un mistico!

Infine, last but not least, non va dimenticata la coloritura francescana della sua spiritualità.

Che messaggio può dare oggi un testimone del Vangelo come La Pira?

"La Pira come testimone della fede nel Signore è una sorta di generatore di evangelicità e per questo depositario di innumerevoli messaggi, in particolare per coloro che si apprestano a vivere la loro vocazione a servizio del bene comune, che sentono la vocazione all’impegno politico. Lapolitica affermava Paolo VI, maestro e amico del Servo di Dio, rappresenta la “forma più alta della carità”. Egli costituisce un esempio per trasparenza, onestà, disinteresse, attenzione alle fasce più deboli, costante preoccupazione per il benessere dei cittadini e per la salvaguardia del loro lavoro e delle loro esigenze. Un politico che in tempi di ostilità, pregiudizi, incomprensioni e incomunicabilità si spende per gettare ponti, costruire occasioni di incontro e di interlocuzione; fu un immaginifico inventore di legami e di contatti. Tutto per la pace e l’armonia dei popoli. Lagratuità dell’impegno, la competenza, la generosità, lo sguardo universale e profetico, rappresentano un esempio veramente rilevante per i nostri giorni. Anche la vita politica può diventare un luogo teologico, un ambito certo di santificazione, purché praticata con quello spirito di servizio e di carità che animò il Servo di Dio".

Oltre all’analisi della Positio, un procedimento analogo avviene per l’accertamento di un miracolo. Può esprimersi anche a questo proposito?

"Il miracolo e la santità sono le due facce di un medesimo mistero di salvezza; sono quindi i segni del mondo nuovo inaugurato da Cristo. Esso è il segno della benevolenza di Cristo nei riguardi di coloro che gli sono configurati e come un “segno” della loro partecipazione alla sua gloria di risuscitato. Anche per quanto riguarda il miracolo esiste una procedura giuridica, complessa e severa che deve essere rispettata: si tratta di aprire un’inchiesta simile a quella che è prevista per le virtù o il martirio e che viene istituita in quella Diocesi dove il presunto miracolo è avvenuto per intercessione del Servo di Dio. Lo studio della guarigione scientificamente inspiegabile (all’inizio dell’inchiesta non si parla ancora di miracolo!) avviene in due ambiti ben distinti: quello scientifico e quello teologico. Ciò significa che bisogna prima procedere a verificare l’inspiegabilità scientifica del fatto prodigioso per poi passare alla valutazione teologica dell’accaduto. Quando si verifica un caso di un presunto miracolo bisogna tenere sempre in considerazione tre aspetti principali: gravità della malattia che può condurre alla morte; immediata e completa guarigione del paziente; relazione di causa-effetto fra coloro che hanno pregato per intercessione del Servo di Dio e la guarigione. Speriamo – e preghiamo! – dunque che nel prossimo futuro, quanto prima, si possa aprire un’inchiesta per un presunto miracolo occorso per intercessione del Venerabile Giorgio La Pira".