Sgravi contributivi per ridurre l’impatto del costo del lavoro, proroga della cassa integrazione fino a fine anno, interventi sui canoni di locazione attraverso la proroga del credito d’imposta. Sono queste le promesse strappate alla viceministra dell’economia Laura Castelli, dalla delegazione Fipe-Confcommercio guidata dal vicepresidente vicario nazionale Aldo Cursano. Non solo. Tra gli aiuti inseriti nell’elenco delle richieste, c’è l’istituzione di un fondo specifico per il settore e incentivi a chi consuma nei pubblici esercizi sotto forma del riaccredito del 20% di quanto speso con moneta elettronica.
La viceministra si è anche dichiarata disponibile a valutare la proposta sulla deducibilità delle spese per i pasti fuori casa, avanzata da Fipe per venire incontro a chi spesso per esigenze di lavoro, è costretto a mangiare fuori casa.
A fare il punto sulla missione romana è stato lo stesso Aldo Cursano, insieme al direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, il direttore di Fipe nazionale Roberto Calugi, lo chef stellato Marco Stabile, presidente dell’Associazione Ristoratori Fiorentini e l’imprenditore Francesco Sanapo, coordinatore pubblici esercizi fiorentini.
"Nella sola provincia di Firenze esiste una rete con più di cinquemila locali – ha sottolineato Cursano – che rappresentano un vero “patrimonio immateriale” dell’accoglienza e dello stile di vita italiano. Ecco perché abbiamo rivendicato con forza al ministero dell’economia interventi urgenti a tutela del comparto, così penalizzato dalla pandemia. Ma più che sussidi noi chiediamo di lavorare".
Proprio in queste ore, il Governo qualche segnale importante l’ha mandato, che il direttore di Fipe nazionale Roberto Calugi, interpreta come un cambio di rotta che fa ben sperare per il futuro. "Anche se le imprese sono tutte operative, la situazione resta grave, con perdite medie di fatturato del 40% ma superiori al 70% in settori ancora fermi come catering e banqueting – ha ricordato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – gli imprenditori ce la mettono tutta per resistere e lo hanno dimostrato anche nella fase del “lockdown”, ingegnandosi per continuare a dare servizi ai propri clienti fra consegne a domicilio e asporto. Poi hanno accelerato l’innovazione, con menù digitali, presenza sui social, prenotazioni on line. Ma ci vorrà molto tempo prima che si torni alla normalità".
Secondo l’ultima indagine di Confcommercio, infatti, negli ultimi dodici anni le città toscane, a fronte di un progressivo arretramento degli esercizi commerciali, avevano visto un boom di bar, ristoranti e strutture ricettive, passati dai 7.894 totali del 2008 ai 9.935 del 2019.
Secondo il presidente dell’Associazione Ristoratori Fiorentini Marco Stabile, un’importante boccata d’ossigeno per le imprese in difficoltà sarebbe ricevere un contributo quantificato sulla base della differenza di fatturato rispetto all’anno 2019: "L’importante è che non ci si metta di mezzo la burocrazia a rallentare le cose - aggiunge – . Noi stiamo facendo salti mortali per mantenere l’occupazione, perché abbiamo investito sulla formazione e la professionalità dei nostri collaboratori. Ma se la situazione continua così da soli non ce la facciamo". E il coordinatore dei pubblici esercizi fiorentini Francesco Sanapo ha ricordato la necessità di ridurre in maniera significativa i costi di gestione delle attività, da quelli che gravano sul lavoro agli affitti. Tutto questo per evitare il rischio di perdere quel patrimonio inestimabile rappresentato dai pubblici esercizi, sia come anelli importanti della filiera agroalimentare sia come luoghi di aggregazione. E conclude: "Che città sarebbero le nostre senza bar e ristoranti?"
Olga Mugnaini