Le keybox però sono comode: niente orari, appuntamenti, meno personale. Ma ridurre a questo il dibattito sull’overtourism (perdonerà il ministro Santanchè tale bestemmia secondo la sua personale concezione) è come guardare il dito e non vedere la luna. Vivere a Firenze, e non ci si riferisce al fazzoletto preso d’assalto, è impensabile perché troppo dispendioso per coppie o famiglie normali. Mille euro per un bilocale (l’ipotesi figli resta una chimera alla faccia della denatalità) significa che la città è costretta ad abdicare alla residenzialità e a creare quartieri dormitorio lontani per soddisfare le esigenze di chi, a Firenze, ci lavora o ci studia.
E lì servirebbe un sistema di mobilità ineccepibile. Il tema non è semplice da affrontare e proprio per la sua complessità non può essere risolto a colpi di slogan. Da una parte esiste il diritto sacrosanto alla proprietà privata e quello altrettanto inviolabile anche a far quattrini, dall’altra la difficoltà di vivere in una città a misura di turismo quanto a presenza di locali (a Firenze si cena rigorosamente alle 19 come in Alto Adige), assenza di servizi e prezzi alle stelle. Siamo a un punto di non ritorno, se non si interviene in modo strutturale con politiche per la casa per la fascia grigia o si ragiona di tassazione distinta per quanti fanno vero business e chi affitta la casa della nonna per arrotondare.
Si può guardare anche altrove, ai diversi modelli urbanistici e di politiche turistiche di città come Amsterdam o Barcellona e decidere poi come affrontare il problema. L’importante è farlo. Di questo passo Firenze non solo diventerà ancora più la Disneyland per stranieri che già è, ma si troverà a fare i conti con una società a due velocità: i ricchi da una parte, i poveri dall’altra. Quanti vivono di turismo e riescono a trarrne vantaggio e ai quali non si può chiedere una scelta etica e la gente normale. I lavoratori che per vivere andranno altrove, faranno 50 minuti di strada per arrivare nella loro ex città e sacrificheranno la loro fiorentinità e l’identità di una città. Che non è bella solo per il battistero o gli Uffizi. Al G7 i grandi hanno dedicato una sessione alla sostenibilità. Che poi, per lo Zanichelli, significa ‘la possibilità di essere sopportato’, come i residenti d’altronde. A una settimana dall’avvio del forum e del contro G7, almeno un piccolo passo avanti sul documento finale si è fatto, nonostante i lavori si fossero aperti all’ombra del negazionismo overtourism. "È necessaria una più stretta collaborazione tra i governi il privato e la società civile per realizzare le opportunità offerte dal turismo - è scritto - per una crescita economica e occupazionale in modo sostenibile e inclusivo. Se non gestito il turismo può diventare sbilanciato o generare percezioni negative". Per adesso però sono solo parole.