
Al Salone dei Cinquecento è stata riservata l’opera monumentale di maggior risonanza, ’Fulcrum’ (1998-99), che consacrò definitivamente Jenny Saville con la sua prima mostra personale: su un’enorme tela, giace un groviglio di corpi, forse abbracciati forse ammassati, che in quell’abbandono sembrano rispondere all’impeto delle battaglie dipinte da Vasari per glorificare le vittorie fiorentine. Ma non solo. La sfacciata nudità delle figure femminili della Saville fa da contraltare anche alle sculture del salone, dove svetta, primo fra tutti, il Genio della Vittoria (1532-34) di Michelangelo, straordinario esempio di non finito.
L’avventura fiorentina dell’artista inglese, non si ferma infatti al Museo Novecento, ma invade la città, cercando un dialogo, un confronto, un controcanto con altri luoghi e altri capolavori dell’arte.
Così, l’appassionato e coinvolgente dialogo di Saville con le opere e le iconografie di Michelangelo prosegue al Museo dell’Opera del Duomo, alcospetto della Pietà Bandini (c. 1547-55), una delle ultime sculture del Buonarroti. Qui è stato esposto un disegno di grande formato – circa tre metri di altezza – a cui l’artista londinese ha iniziato a dedicarsi dopo un sopralluogo a Firenze due anni fa. Abbiamo quindi il corpo levigato e lucente del Cristo della Pietà michelangiolesca, dove il volto amorevole di Nicodemo cela l’autoritratto dello scultore e lo strazio contenuto della Madre, che si “specchiano“ nel disegno ’Study for Pietà’ (2021) di Saville, che replica gli intensi sguardi della Pietà nei suoi personaggi contemporanei, che sorreggono un giovane ragazzo, vittima forse della barbarie politica o ideologica, magari un migrante, un antagonista o un martire del terrore. Una sua versione moderna, ma altrettanto universale e archetipica, della pietas, con la condanna di ogni violenza umana, facendo parlare con segni drammatici il tema l’esperienza del lutto e del compianto.
Allo stesso modo, la concezione della figura femminile in relazione alla maternità è racchiusa nei due dipinti presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti. Tra la Madonna col Bambino (1445-50 ca.) di Luca della Robbia e la Madonna col Bambino e un angelo (1465-76) opera giovanile di Botticelli, il grande quadro ’The Mothers’ (2011) di Jenny Saville, di forte impatto evocativo, rivela il cortocircuito atemporale di questa tematica, accolta in un edificio dove, fin dai tempi del progetto di Brunelleschi, si sono accolti i bambini abbandonati impegnandosi nella tutela dei diritti dell’infanzia. Qui è esposto un secondo disegno di grandi dimensioni, ’Byzantium’ (2018), una diversa versione di Pietà in cui il lavoro grafico accompagnato da interventi di colore assai risentiti sembra correre dietro a corpi inl movimento.
Nelle sale di Casa Buonarroti, luogo della memoria e della celebrazione del genio di Michelangelo, i disegni di Jenny Saville Study for Pietà I (2021) e Mother and Child Study II (2009) presentano un omaggio consapevole ai disegni e ai bozzetti michelangioleschi (1517-1520). Non mancano però dipinti quali Aleppo (2017-18) e Compass (2013), che esporano le tematiche care alla poetica di Saville, così legate alla contemporaneità. Disegni di forte impatto emotivo concertano con una delle opere su carta più celebri ed ammirate del Buonarroti, il cosiddetto ‘cartonetto’, Madre con bambino realizzato intorno al del 1525.
Olga Mugnaini