Firenze, 6 febbraio 2024 - “La crisi del comparto ovicaprino si ripresenta con preoccupante regolarità e ancora una volta gli allevatori toscani si trovano ad affrontare una situazione insostenibile. Il prezzo del latte ovino è in calo, mentre i costi di produzione continuano a salire, mettendo in grave difficoltà le aziende del settore”. A dirlo è Angela Saba, presidente della sezione prodotto ovicaprino di Confagricoltura Toscana. "Lo scorso anno – spiega Saba - i valori erano stati sufficienti, seppur a fronte di costi di produzione elevati. Oggi assistiamo a un paradosso: i costi aumentano e il prezzo del latte scende. Questo non è sostenibile. E soprattutto, qual è la motivazione? Se, come affermano in molti, il prodotto scarseggia, perché la remunerazione per gli allevatori continua a diminuire? Ancora una volta, il peso delle criticità della filiera ricade interamente sugli allevatori, senza alcuna tutela per il loro lavoro e per la loro capacità di rimanere competitivi. Il settore ovicaprino rappresenta un pilastro dell’economia toscana e il rischio di un crollo della redditività potrebbe avere ripercussioni irreversibili” Medesimo momento di criticità viene evidenziato anche dal settore della trasformazione.
A rendere il quadro ancora più complesso, si aggiunge la ricomparsa della blue tongue e l’aumento della presenza dei predatori. "Non si tratta solo di presidio del territorio o di tutela della tradizione, che sono elementi comunque fondamentali, ma di un aspetto cruciale: senza redditività, le aziende chiudono e non riaprono", sottolinea Saba. “Per invertire la tendenza – dice la presidente della sezione prodotto ovicaprino di Confagricoltura Toscana - è necessario iniziare ad attribuire il giusto valore alla filiera, garantendo adeguata remunerazione ai primi attori: gli allevatori. Servono azioni concrete per la promozione del prodotto e per la valorizzazione della sua trasformazione, accompagnate da una strategia di comunicazione mirata e strutturata”. “E' di tutta evidenza la perdita del potere di acquisto delle famiglie che ha ridotto i consumi unitamente ad una diversa abitudine alimentare in favore, soprattutto per i più giovani, di altri alimenti“ aggiungono da Confagricoltura Toscana. "Sulla prima poco possiamo ma sulla seconda dovremmo intensificare un'attenta opera d'informazione e convincimento sulla bontà dei nostri prodotti. I nostri intendimenti e preoccupazioni sono ben conosciuti dalla Regione Toscana sempre attenta alle necessità del comparto”. "Serve buon senso, sensibilità e attenzione per tutti gli attori della filiera – conclude Saba - affinché l’impegno e il rischio d’impresa vengano adeguatamente riconosciuti. Attenzione a tirare troppo la corda: siamo davvero prossimi a un punto di rottura irrimediabile".