MONICA PIERACCINI
Cronaca

"La domenica libera? Un sogno". Il commercio non si riposa più

Luci e ombre dei nuovi contratti di lavoro. Il caso virtuoso di Esselunga

Negozio (foto repertorio Germogli)

Firenze, 6 aprile 2016 - LA FESTA della domenica? Abolita dalle liberalizzazioni. La grande distribuzione, le catene di franchising, gli outlet non rinunciano più a stare aperti la domenica. Contenti i consumatori, molto meno i lavoratori del commercio. Il nuovo contratto nazionale prevede al massimo 26 domeniche lavorative in un anno. Ma in alcuni casi, anche qui a Firenze, si arriva fino a 48 domeniche lavorative. Riposano durante la settimana, il martedì o il mercoledì, ad esempio, ma non è la stessa cosa. Specie per le commesse-mamme che hanno figli piccoli. Nella situazione peggiore sono le lavoratrici dei grandi centri commerciali, degli outlet e di catene della grande distribuzione di articoli di abbigliamento e accessori.

«AI GIGLI, per esempio – dice il segretario generale della Filcams Cgil Massimiliano Bianchi – escluso Panorama, ci sono negozi i cui dipendenti lavorano sulle 40 domeniche l’anno, in violazione del contratto nazionale». L’escamotage è il contratto part time, che applica quello nazionale per i diritti quali ferie, malattia e maternità, ma fissa individualmente la prestazione lavorativa, che ad esempio può essere, e spesso è, part time, dal lunedì alla domenica ma con giorno libero durante la settimana. «Putroppo – sottolinea Bianchi – è difficile anche aprire vertenze individuali perché i lavoratori, presi dal bisogno di lavorare, non rivendicano i loro diritti».

ANCHE I NEGOZI di Coin e Rinascente si avvalgono di lavoratori che, «per l’80% – osserva Francesca Battistini della Filcams Cgil – hanno l’obbligo per contratto di fare 48 domeniche l’anno. Nel 2013 – aggiunge – siamo riusciti a firmare un integrativo che riduce a un massimo di 40 l’obbligo delle domeniche, anche se c’è la fregatura: l’azienda calcola come domenica libera anche le festività che cadono di domenica, come la Pasqua». Situazione simile nei negozi degli outlet, migliore nei supermercati. Un caso virtuoso è Esselunga. La liberalizzazione delle aperture è partita nei supermercati della catena a gennaio 2012. Bernardo Caprotti ha iniziato a tastare il terreno procedendo all’inizio solo con qualche apertura domenicale, solo in alcuni negozi e solo di mattina. Dal 2014 i supermercati Esselunga più grandi sono aperti tutte le domeniche e tutto il giorno. Negli ultimi due anni Esselunga è riuscita a coprire le domeniche con personale volontario. La maggior parte dei contratti di assunzione sono infatti a tempo indeterminato, full time e senza obbligo delle domeniche.

IL 22 GENNAIO è stato siglato un accordo che dà il via alla sperimentazione, per un anno, che coinvolge a Firenze i supermercati di Novoli e del Gignoro, e prevede una programmazione dei turni domenicali ma solo nel caso in cui la volontarietà dei lavoratori non riesca a coprire la necessità per le aperture. In ogni caso, l’obbligo è per 22, massimo 24 domeniche l’anno, contro le 26 del contratto nazionale. A favore delle aperture domenicali si schiera Confcommercio. «La nostra associazione datoriale – dice Tiziano Tempestini, direttore di Confcommercio Firenze – da sola ha rinnovato il contratto adeguandolo alle nuove esigenze. Per quanto riguarda i contratti part time, sono un’opportunità, soprattutto per le donne». «La legge Monti – ribatte Lapo Cantini, di Confesercenti Firenze – ha dimostrato in questi anni di essere un vantaggio solo per la grande distribuzione. I piccoli negozi hanno chiuso. Meglio quando era possibile programmare le aperture domenicali».